La transumanza di oltre mille pecore dal Lagorai alle pianure del Veneto

di Umberto Caldonazzi

La migrazione delle greggi di pecore che dagli alti monti scendono verso le pianure e il mare, si rinnova a ogni inizio d’autunno. Transumanza che ha avuto esordio anche per l’ormai storico gregge della famiglia Laner di Kamauz, nel comune di Frassilongo in valle dei Mocheni, che ieri in mattinata è sceso verso Pergine, transitando poi per la frazione di Cirè.

Quindi, lemme lemme, alla rotatoria per Civezzano, nelle frazioni Barisei e Sille, per raggiungere una prima tappa di pascolo e riposo al «Piani» di Fornace, dopo avere attraversato la località di Pian del Gac.

Naturalmente - nonostante la ricerca di percorsi alternativi - con qualche piccolo disagio arrecato alla circolazione stradale con ingorghi agli svincoli sulla statale della Valsugana e su un tratto della Pinetana. Rallentamenti e soste ripagati dall’immutata piacevole curiosità mostrata automobilisti e abitanti le zone di passaggio.

Con il pastore papà Aldo Laner, i giovani figli Mattia e Michele aiutati da un terzo pastore. E, naturalmente, dai tre cani addestrati a fare coppia fissa con i pastori. «Cani della razza «Lagorai» che sono bravissimi nel mestiere di mantenere compatto il gregge e radunare tutti gli animali in ogni momento, oltre a fare la guardia notturna» ci confida Mattia Laner, mentre si trova a imboccare lo stradone all’ingresso di Nogaré, con il fratello Michele a consigliarlo di rallentare per mantenere unite le oltre mille pecore, fra le quali ci sono pure una quindicina di asini, il cavallo «amico» di Mattia, oltre a una cosa come 30 e più agnellini trasportati sull’apposito carro. Sono, i nostri pastori, appena usciti dal bosco dove hanno percorso in salita la mulattiera che sale dalla Valgranda, costeggiando a tratti il rio Silla.

«Siamo partiti da Malga Cagnon di Sopra (a 1885 metri d’altitudine, nei Lagorai, ndr) e rimaniamo a bassa quota fino a novembre, quando ci dirigeremo - come ogni anno - nelle zone a pascolo del Veneto. Lì si rimane fino a maggio, quando sarà tempo di ritorno sui nostri monti» racconta papà Aldo Laner. Praticamente, una vita da nomadi che ti permette ancora di sopravvivere, ma solamente se sorretta da tanta passione per questo mestiere piuttosto duro, con sole, pioggia, tanto caldo e altrettanto freddo. E lancette dell’orologio sempre pronte, a qualsiasi ora del giorno e della notte, a farti sussultare. Ma, comunque, sempre accompagnato dal privilegio di godere delle bellezze della natura. Sono alcune delle disquisizioni che si possono porre in rilievo dalla bella chiacchierata avuta con Aldo e il più giovane pastore Mattia.

Famiglia Laner di Kamauz che commercia le proprie pecore attraverso alcuni grossisti e che - testimonia ancora papà Aldo - lo scorso mese di agosto ha dovuto fare i conti con la presenza dei lupi che si sono mangiate ben sette pecore.

Buon viaggio, pastori, che la via del ritorno vi si illumini ancora!

 

(Foto Umberto Caldonazzi)

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