Gubert boccia il raduno di Jeep «Servono davvero eventi così?»

di Manuela Crepaz

Daniele Gubert, che per un soffio non è diventato presidente del parco Paneveggio Pale San Martino, è presidente di Green Way Primiero e siede nel comitato esecutivo dell’Apt.
Che ha avallato la decisione di ospitare il Camp Jeep 2019 - il raduno degli appassionati Jeep di tutta Europa - a San Martino di Castrozza dal 12 al 14 luglio - con la presenza prevista di 600 fuoristrada che scorazzeranno a Ces per testare i nuovi modelli, con un corteo di stampa al seguito.
Dopo aver letto sull’Adige di domenica l’anteprima della notizia relativa all’evento sostenuto dall’Apt , ci tiene a rispondere per primo alla domanda finale dell’articolo, «che montagna vogliamo?».

«Il percorso partecipativo dei frettolosi “Stati Generali della Montagna” promossi dalla giunta provinciale cerca le stesse risposte, intendendo perseguire “la valorizzazione del territorio montano, riconoscendo le specificità che lo caratterizzano, mettendo in connessione aspetti economici–produttivi, ecologici-ambientali e simbolico-percettivi”. Oggi purtroppo desideri ed emozioni, con la necessità impellente di soddisfare i primi e vendere le seconde, vengono anteposti ad analisi e ragionamenti: il Camp Jeep nella skiarea di Ces promette “una grande festa di libertà, passione e avventura”, il concerto di Moroder sull’Alpe Tognola proponeva di poter “toccare”, a .2200 metri di quota, la leggenda, non quella dell’alpinismo, quella della disco music».

E invece, che cosa propone lei?

«Dovremmo forse prima chiederci “che montagna siamo”. Abbiamo identità, tessuti sociali, contesti ambientali - paesaggistici, prodotti turistici così deboli da dover ricorrere a tutti i costi alla luce riflessa, al richiamo mediatico di qualcuno (testimonal) o qualcosa (brand) di alieno per essere riconosciuti? Ma scusate, al Trentino servono i “Ferragnez” o una solida autocoscienza dei propri valori e del mercato in grado di apprezzarli?»

Di cosa non si capacita?

«Dello spettacolo ridotto a fondale. La nostra montagna, il nostro spazio vitale ad uso e consumo del successo altrui; e messaggi tutto sommato ingannevoli, come “San Martino di Castrozza paradiso dell’off-road”. Almeno trattiamo come si deve: se Fca viene ad arare le nostre strade forestali e piste da sci, chiami “Rolle” (dopo Stelvio e Tonale) il prossimo Suv di Alfa Romeo. Se Moroder celebra da noi il suo mito, contro il parere del Servizio sviluppo sostenibile e aree protette della provincia (ma col sì della giunta provinciale, ndr), almeno faccia vedere che gli piace la Tosèla. O ci basta riempire qualche camera, vendere qualche birra e qualche pass, compiacerci della citazione nel video pubblicato su YouTube dal loro social media manager e siamo contenti così?».

L’idea dei proponenti è che la località, che vive ancora di turismo, debba riacquistare in visibilità e popolarità per far fronte alla crisi che attanaglia il comparto. Sono infatti una quindicina le strutture ricettivo-ristorativo in sofferenza o già all’asta e le statistiche turistiche non presagiscono nulla di buono.

«Okay, c’è crisi, ci sono alberghi all’asta, numeri da recuperare. Agognati investimenti infrastrutturali da completare. Si fa fatica a vivere in montagna, della montagna. Ma qui si corre dietro alle sirene, si tirano bastonate nell’aria in cerca della pentolaccia. “Il paesaggio montano delle nostre terre è un patrimonio di inestimabile valore ambientale, culturale e storico che segna l’identità del territorio trentino ed è allo stesso tempo il risultato dell’adattamento millenario dell’uomo all’ambiente naturale, che lo ha via via modificato creando unicità territoriali e relazioni che ne fanno un unicum dal punto di vista ambientale ma anche economico e produttivo”: non servirebbe aggiungere molto altro a quanto dichiarato nella premessa degli Stati Generali. Basterebbe essere coerenti nell’interpretazione di vocazioni all’ospitalità, alla qualità ed alla responsabilità che si possono affinare, non stravolgere e contraddire ogni volta che viene gettata un’esca o luccica una paillette. Altrimenti autonomi, anziché esserlo, lo diventiamo… sì, da noi stessi».

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