Raccolta firme per salvare «Gaio»

di Andrea Orsolin

Ieri l'altro Ormanico, piccola frazione del territorio di Transacqua, è rimasta senza pane. «Alimentari Gaio» ha chiuso dopo vent'anni al servizio degli abitanti della frazione, ma anche del resto della valle e dei suoi turisti stagionali. 
Quale il motivo della scelta di Domenico e Francesca, i gestori del negozio? L'ennesimo punto vendita di periferia che chiude, soffocato dalla concorrenza dei grandi supermercati? Una crisi economica che non risparmia i piccoli venditori? La sopraggiunta pensione? No, nient'affatto.  

Domenico e Francesca avrebbero voluto con tutto il cuore proseguire la loro attività, portata avanti con amore e dedizione, e ci hanno provato mettendo in gioco ogni risorsa disponibile e, se possibile, anche qualcosa di più. Per conoscere la vicenda bisogna allora tornare indietro di qualche anno.  

Il seminterrato che fino a giovedì ospitava il negozio fa parte da tempo di un blocco di immobili oggetto di vendita giudiziaria. Di fronte all'impossibilità di un rinnovo del contratto di locazione attualmente in essere, Domenico e Francesca hanno fatto sapere all'ente creditore, la Cassa Rurale Dolomiti di Fassa, Primiero e Belluno, di essere interessati all'acquisto del negozio e hanno esposto la loro offerta. Che la banca ha però rifiutato, reputandola insufficiente. 

I gestori dell'«Alimentari Gaio» hanno così alzato bandiera bianca di fronte a questa situazione, e Ormanico è rimasta così senza il suo principale fulcro di relazioni sociali, oltre che di un negozio dove poter acquistare il cibo. Se si vuole allargare un po' di più lo sguardo, è un altro esercizio commerciale di Transacqua (ex Comune, ora soppresso, di cui la frazione faceva parte) che scompare. Un paese che di certo non sprizza di vitalità, nonostante sia la frazione più grande del Comune di Primiero San Martino di Castrozza. Gli abitanti di Ormanico non ci stanno e dopo l'annuncio della chiusura di «Alimentari Gaio» hanno dato il via ad una raccolta firme, convinti che molto difficilmente l'istituto di credito riceverà una proposta d'acquisto superiore. Un appello fatto pervenire in settimana in Cassa Rurale, con 232 sottoscrizioni e la piena condivisione dell'Amministrazione comunale.

«Quanto accaduto ci induce a una seria riflessione sul fatto di sentirsi comunità - si legge nell'appello - Il negozio rappresentava un servizio per la frazione e spiace davvero che debba chiudere per un'eccessiva valutazione data all'immobile da qualche perito. Non è certo in questo modo che si seguono quelli che sono i principi sulla base dei quali la Cassa Rurale fu storicamente istituita. Non riusciamo a capire come una piccola attività privata, economicamente sana e che per anni si è dimostrata strategica nella fornitura di un servizio primario alla popolazione, possa chiudere anche e soprattutto a seguito di una ragionevole offerta di acquisto. Fatto legittimo per una banca qualsiasi, meno per quella che consideriamo anche la nostra banca». La Cassa Rurale farà dietrofront, o a Ormanico non arriverà più il pane?

comments powered by Disqus