La tenacia di Alessandro Zeni è stata premiata in "Bilico"

Nella terra di Manolo c’è un altro scalatore che nei giorni scorsi ha compiuto un’impresa destinata a rimanere impressa nella storia dell’arrampicata primierotta. Alessandro Zeni ha completato la salita della falesia denominata «Bilico» in val Canali, 25 metri verticali dove solo la punta dei polpastrelli riesce a farti progredire un po’ più su. La straordinarietà della sua impresa è contenuta nel grado di difficoltà di questa via, un 9a+, il grado più difficile proposto nella valle di Primiero. Ora, per essere confermato, deve esserci qualcun altro che scali quella via e confermi il grado suggerito da Alessandro. Dietro a questo importante risultato c’è la storia di un ragazzo di 27 anni con la montagna nel cuore ed una vita passata sospeso a diversi metri da terra. «In quella zona della val Canali c’erano già quattro vie aperte da Manolo (uno dei pionieri dell’arrampicata libera in Italia, primierotto d’adozione, ndr), che nel 2015 ho ripetuto - afferma Alessandro - c’era però una linea ancora da chiodare che mi ha attirato, una placca molto liscia. Ho deciso di provare a vedere se c’era la possibilità di scalarla. Tre anni fa mi sono calato per la prima volta da una via vicina, ma non sono riuscito a scorgere le prese su cui appoggiarmi per un’eventuale salita. Nel 2017 sono ritornato sul posto, arricchitomi di varie esperienze, ed ho scorto passaggi che prima non avevo notato. Ho pensato quindi che la scalata fosse possibile». Nel novembre dello stesso anno Alessandro è tornato in quel luogo. Lasciata la macchina al ristorante «Cant del gal», dopo più di tre ore di cammino in mezzo alla neve e con un pesante zaino sulle spalle è giunto ai piedi del «Bilico». «Mi sono assicurato a dei mughi sopra la parete, mi sono calato con la corda ed ho messo gli spit nella roccia, dei tasselli in cui va inserita la corda di sicurezza quando si sale. Da allora ogni giorno pensavo in continuazione a quella via. Tante volte credevo di essere pronto, mi allenavo a casa ricostruendo gli stessi movimenti che avrei poi fatto sulla roccia, ma ogni volta che tornavo mi mancava sempre qualcosa per riuscirci. Quella scalata era diventata un ossessione». Domenica scorsa, dopo 62 tentativi, Alessandro è arrivato fino alla cima di quella via che ha deciso di chiamare «Energia cosmica». Una scalata effettuata «in libera», con la corda usata come sicurezza, ma senza nessun altro mezzo per progredire. «È stata una soddisfazione immensa a livello personale, è la salita che più mi ha impegnato a livello sia fisico che mentale. La dedico a Maurizio Giordano, un mio caro amico che nel mese di luglio ha perso la vita durante una spedizione sul Gasherbrum IV in Pakistan». Molti altri progetti sono nella testa di Alessandro («sto aprendo con l’amico Riccardo Scarian due nuove vie in Valnuvola, nel bellunese»), che milita nel Gruppo Sportivo dell’Esercito nella sezione militare di alta montagna. Un’opportunità che gli ha permesso di far diventare un lavoro quella che fin da piccolo è sempre stata la sua più grande passione. «Ho iniziato a scalare a 7 anni, poi ho smesso per un periodo perché i miei genitori erano contrari. Allora prendevo la bici e scappavo di casa per andare ad arrampicare. Quando mi hanno scoperto hanno deciso di mandarmi con la sezione arrampicata dell’Us Primiero. Ho fatto gare, ma la mia testa è stata sempre legata più alla montagna che all’arrampicata su plastica».

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