Levico ha perso un pezzo di storia Parco cimitero dei giganti secolari

Levico è stata ferita al cuore dai catastrofici eventi che hanno colpito il territorio provinciale nei giorni scorsi. 
Se la situazione sta lentamente tornando alla normalità nelle case, con la riparazione di tetti e camini, e nelle attività agricole colpite dove si sta iniziando a fare un sommario conteggio dei danni subiti, a ricordare le terribili ore di diluvio e le raffiche di vento a oltre 180 chilometri orari, sono i giganti caduti del Parco secolare, luogo di «pellegrinaggio» da quando le vie nel circondario sono tornate percorribili.
 
Sconvolti i cittadini, che si fermano con le mani sulle inferiate, attoniti, scattano foto a quel che resta delle bellissime conifere e latifoglie, perse per sempre.
Il Parco secolare, realizzato dagli Asburgo, è dalla belle époque il simbolo della città «ed ora non c’è più» dicono i levicensi con la mano sulla bocca; e non sono solo i residenti a piangere il prezioso giardino ma anche quanti vi hanno passato l’infanzia e hanno raggiunto Levico per la festività di Ognissanti.
Nessuno resta indifferente allo spettacolo e molti sentono che la furia del vento si è portata via, con gli alberi centenari, anche un pezzo di città.
 
Ma l’importanza del Parco delle Terme per la città di Levico è percepibile anche dall’esterno e la vicinanza dimostrata è stata molta: tra gli altri Michele Farina, giornalista del Corriere della Sera e organizzatore dell’Alzheimer Fest, evento di portata nazionale che si era svolto nel Parco in settembre. Un messaggio privato al sindaco Michele Sartori e commoventi righe su Facebook: «Che silenzio fanno 150 alberi caduti? Che vuoto lasciano i pacifici giganti del Parco delle Terme di Levico nel nostro cuore, dopo la tempesta di vento che ha devastato quell’angolo di paradiso così come altre parti del paese, del Trentino e dell’Italia intera? Il vuoto di una ferita, il silenzio di un lutto, che come tale va vissuto».
 
Parole che esprimono vicinanza a tutti coloro che hanno amato e conosciuto il Parco e alla città stessa. «Sappiamo che vi state già rimboccando le maniche» scrive ancora Farina; «la vostra lezione, quella di chi si prende cura delle cose di tutti come se fossero il giardino di casa, non è dimenticata, anzi svetta come le piante rimaste nel cielo del Trentino».
 
Erano molti giovedì per la messa di Ognissanti che però non si è svolta al cimitero Comunale. Ad ospitare la cittadinanza è stato il teatro dell’oratorio; dopo l’omelia del parroco don Ernesto che ha fatto un plauso a tutti i volontari e alle forze dell’ordine che si sono dati da fare senza tregua, il primo cittadino ha preso la parola. Tra i sentiti e dovuti ringraziamenti a tutti coloro che hanno aiutato, ha ragguagliato dal pulpito la popolazione sullo stato in cui versa il Comune di Levico. «Sono state giornate dure per tutta la cittadinanza e per quanti hanno lavorato senza sosta, e stanno lavorando tuttora, per riportare Levico alla normalità: abbiamo perso molto, subito una devastazione senza precedenti a memoria d’uomo, tra le foreste e il Parco». Sono ancora instabili le condizioni di tutti i versanti montuosi che circondano Levico; «il territorio in quota è delicato e ci sono stati segni di frane e smottamenti. Vetriolo e Vezzena sono stati colpiti duramente; vi chiedo di rispettare i divieti stradali».
 
Sono molti i cittadini, ha ricordato Sartori che hanno aiutato: «Avete fatto un grande lavoro, occupandovi di piccoli interventi, sgomberando strade e tombini. Siamo una comunità unita, che si rialza e reagisce».

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