«Candidiamo il Lagorai a patrimonio Unesco»

di Giorgia Cardini

Il Patrimonio mondiale dell’Umanità trentino potrebbe «allargarsi», dalle Dolomiti fino alla catena del Lagorai.
A questo punta la mozione numero 629 depositata a fine anno dalla consigliera provinciale Chiara Avanzo, per impegnare il consiglio e la giunta provinciale «ad avviare e a sostenere l’iter necessario al fine di proporre la candidatura della catena montuosa del Lagorai quale Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco».

Avanzo ha colto al volo lo spunto lanciato dall’assessore Mauro Gilmozzi, durante il dibattito con cui il 21 dicembre era stato respinta la mozione presentata da Claudio Cia per candidare le Piramidi di terra di Segonzano: «Piuttosto, Avrebbe senso invece pensarci per la catena del Lagorai»», aveva detto.

E Avanzo non si è fatta sfuggire l’occasione per sfornare in pochi giorni una proposta motivata e circostanziata sotto il profilo geologico, ambientale, storico. «Il Lagorai - premette la mozione, che sarà trattata nelle prossime settimane - è la catena montuosa più lunga del Trentino orientale, che corre per 70 chilometri fino alle Pale di San Martino. In questo meraviglioso massiccio montuoso possiamo distinguere due grandi blocchi: quello granitico ed antico, circa 300 milioni di anni fa, di Cima D’Asta e quello porfirico del Lagorai».

Nel testo, Avanzo richiama le tracce preistoriche, la presenza nella catena dell’uomo fin dal Paleolitico (trentamila anni fa), l’abbandono dovuto alla glaciazione, il ritorno in tempi più recenti e più a lungo, le fortificazioni realizzate alla fine dell’Ottocento dagli austriaci e ciò che i Lagorai rappresenta nella storia più recente, della Grande Guerra.

Ma alla grande importanza storica si unisce quella ambientale, di una catena rimasta pressoché intatta (se si eccettuano alcune piccole stazioni dedicate allo sci alpino, periferiche rispetto alla parte centrale del massiccio), ora luogo ideale per gli sportivi che praticano sci d’alpinismo, trekking, mtb, equitazione e che hanno a disposizione la Translagorai, «una grandiosa traversata in un ambiente alpino molto solitario ed austero, perché se c’è una costante nella storia del Lagorai è il suo isolamento»,che ne ha garantito finora la sostanziale tutela.

E dunque l’ambiente incontaminato, ancora integro, dove si trovano solo tre rifugi (il Sette Selle, il Manghen e il Cauriol) è l’altra ricchezza di «una montagna massacrata un secolo fa dalla violenza delle guerra, iventata così un’oasi di natura intatta e incontaminata».

Quindi, per Avanzo, la candidatura a Patrimonio dell’Umanità non è azzardata, considerando poi la vicinanza delle Dolomiti, riconosciute nel 2009 e che in Trentino sono rappresentate dai gruppi montuosi del Brenta, del Latemar, del Catinaccio, della Marmolada e delle Pale di San Martino, mentre alltri riconoscimenti dell’Unesco al Trentino sono stati attribuiti ai siti palafitticoli di Ledro e Fiavé, delle Alpi Ledrensi e dell’Ecomuseo della Judicaria. 

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