Acciaieria video-sorvegliata Cinque Stelle contro Cia

Questione di video, questione di battaglie in difesa di ambiente e salute, questione di cittadini che, per anni, hanno speso tempo ed energie per monitorare i fumi dell’Acciaieria Valsugana di Borgo.

Ora - dopo le inchieste della Procura di Trento («Fumo negli occhi» è quella che riguarda lo stabilimento) con del Corpo forestale dello Stato (poi smantellato e fuso nei Carabinieri) e dopo le tante battaglie dei comitati (in primis Comitato 26 gennaio e Valsugana Attiva) - arriva l’interrogazione del consigliere provinciale Claudio Cia.

«Quali garanzie ci sono, per i cittadini di Borgo e della Valsugana, e quale efficacia c’è, a tutt’oggi, nel sistema di controllo per le Acciaierie che ha inquinato e che è in procinto di riaprire i battenti?» chiede l’esponete di «Agire per il Trentino» in una interrogazione al presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti.

Cia ricorda come già nel 2012 la Commissione ambiente della Comunità Valsugana e Tesino, in occasione della revisione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) dell’Acciaieria Valsugana Spa richiedeva l’installazione di videocamere esterne di
videosorveglianza dello stabilimento, attive 24 ore su 24 e con sistema
di visione notturna, controllate dall’Appa stessa e con immagini trasmesse in tempo reale sul suo sito web. Richiesta non accolta dalla Provincia che rispondeva come «era sufficiente, per la tutela ambientale, il sistema di videosorveglianza istituito dall’azienda stessa.

«Ora, anche per avere un giudizio sull’efficacia di un tale sistema di controllo, mi piacerebbe sapere quante segnalazioni spontanee ha fatto l’Acciaieria Valsugana agli organi di controllo per denunciare il rilascio di emissioni diffuse non filtrate monitorate dal loro impianto di videoregistrazione? Quante richieste ha fatto Appa o Sava ad Acciaieria Valsugana di visione filmati a partire dall’anno 2013? Quali giornate sono state oggetto di richiesta dei video
da parte di Appa/Sava?».Ma se Cia oggi interroga, oggi deve fare i conti anche con un’altra forza politica: il Movimento Cinque Stelle, i cui attivisti da tempo si occupano della fonderia di Borgo Valsugana.

«Ci chiediamo dove sia stato il consigliere provinciale Cia in tutti questi anni di processi e scandali della fonderia alle porte di Borgo Valsugana. Forse, mentre un’intera valle respirava diossina, PCB, metalli pesanti, monossido di carbonio, biossidi di zolfo e di azoto, era troppo occupato sul caso di escherichia coli nelle acque del Ceggio?

O per paura di perdere una bacino elettorale di piú di 300-400 voti legati al personale coinvolto direttamente ed indirettamente con le attivitá dello stabilimento siderurgico ? Timore che oggi non ha visto il crescente malumore cittadino per la prossima ripresa dell’attività industriale dove, con molta probabilità, ha intenzione di pescare i prossimi voti».

Il sindaco si preoccupava maggiormente degli escrementi umani dei ROM nelle zone verdi del paese (che via via sta sfoltendo...), spacciandosi oltretutto da “sceriffo”, che dei veleni liberati da 40 anni dallo stabilimento siderurgico alle porte del proprio paese

A “bruciare” sulla ferita politica è anche la questione della videosorveglianza.

«Caro Cia è innanzitutto una questione di volontá - si legge nella nota - . I tera di filmati ripresi per anni da videocamere dei cittadini sono stati visionati e documentati fondamentalmente da UNA persona.

Un partitello della Comunitá di Valle Bassa Valsugana e Tesino avanzò a suo tempo la richiesta alla Provincia di installare un sistema pubblico di videosoreglianza. Cosa che non ha fatto. Cosa che, invece, ha fatto la stessa azienda.

Si chiede, allora. Queste persone che vanno in giro a chiaccherare, hanno mai scaricato le immagini diurne e notturne di questa videocamera aziendale facendone dei timelapse da visionare, documentando le anomalie (emissioni diffuse innanzitutto)? La risposta è sicuramente NO. Quella unica persona, al contrario, lo ha fatto. E quanti stanno tenendo sotto controllo le polveri sottili in Bassa Valsugana avvalendosi di strumenti pubblici e privati? Politicanti e seguaci della zona, specialisti in chiacchere?»

Non manca la stoccata al sindaco Fabio Dalledonne: «Sulle fasi altalenanti, squisitamente politiche, del sindaco Dalledonne relativamente alla questione acciaierie ci sono oramai decine di esempi, oltretutto puntualmente riportati in un documento del Comitato 26 Gennaio (scaricabile da https://drive.google.com/file/d/0ByQECnMlBezqYUtHMTdoTzhlVlE/view).

Del resto si preoccupava maggiormente degli escrementi umani dei ROM nelle zone verdi del paese (che via via sta sfoltendo...), spacciandosi oltretutto da “sceriffo”, che dei veleni liberati da 40 anni dallo stabilimento siderurgico alle porte del proprio paese (tra l’altro recentemente ripromettendosi di fare il “cane da guardia” sulla nuova gestione di Acciaierie Venete)».

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