Appropriazione indebita, condannato amministratore di condomìni

Bonifici senza giustificazione, pagamenti da un condominio per spese di un altro, prelievi di denaro contante. Erano di certo caotiche - e per alcuni episodi, secondo il giudice, anche di rilievo penale - le operazioni contabili imputate ad un amministratore di condomìni della Valsugana.

L’uomo, un settantenne di Levico, ieri è stato condannato dal giudice Giovanni De Donato a 6 mesi di reclusione più 300 euro di multa. L’imputato dovrà anche risarcire il danno causato al condominio «Via per Telve 69» di Borgo, costituito parte civile attraverso l’avvocato Federica Pedrini.

La vicenda era complessa, come dimostrano i diversi capi di imputazione, tutti per un’ipotesi di appropriazione indebita. Secondo l’accusa l’imputato, difeso dall’avvocato Angela Esposito, «nella sua qualità di amministratore dei condomini Iris e Giada di Levico Terme e del condominio «Via per Telve 69» di Borgo abusando delle relazioni di prestazione d’opera intercorrenti tra lui e le persone offese dal reato si appropriava di somme dei predetti condomìni». In particolare l’imputato nel 2010 avrebbe emesso quattro assegni per circa 7.000 euro dal conto corrente del condominio «Iris» ma per spese del condominio «Borgo 2000».

C’era poi un assegno da 4.125 euro, sempre tratto dal conto corrente di «Iris», per spese gravanti sul condominio «Zandonai» di Pergine. Viene inoltre contestata una serie di prelievi in contanti, secondo l’accusa ingiustificati, dal conto del condominio «Giada» di Levico per complessivi 1.370 euro. Sempre dal conto del condominio «Giada» sono contestati alcuni bonifici, anche qui ingiustificati, per  5.777 euro.

Il computo degli ammanchi non è semplice. Si tratta di cifre non indifferenti, specie per i condòmini che all’improvviso  - l’amara scoperta è stata fatta quando è subentrato il nuovo amministratore - hanno dovuto far fronte ad un «buco» nel conto corrente. Basti pensare che l’avvocato Pedrini per il solo condominio «Via per Telve 69» lamentava danni per oltre 10.000 euro.

Che fine hanno fatto i soldi? Secondo la difesa, che ha giocato le sue carte sul terreno del diritto, l’imputato aveva commesso gravi errori incrociando le contabilità di condomìni diversi, ma senza intascare quei soldi. Come dire che l’imputato era un pasticcione, ma nulla di più. Secondo l’avvocato Esposito, infatti, le condotte imputate erano colpose e non dolose e questo farebbe cadere il reato di appropriazione indebita. Una linea difensiva, l’unica possibile, che sarà riproposta in appello.

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