L'azione dei ghiacciai in Valle dei Laghi documentata in immagini e racconti

È un’esposizione permanente di residuati morfologici, la Valle dei Laghi. Fenomeni di esarazione glaciale durati milioni di anni contribuirono in maniera determinante alla conformazione del territorio lasciando segni evidenti e duraturi come forre, morene, massi erratici, grotte ipogee, campi carreggiati (tra le più rappresentative forme di carsismo superficiale) e cavità scodelliformi meglio note col nome di «marmitte dei giganti» (nella foto un pozzo glaciale a Vezzano). A unire e valorizzare quest’ultime, osservabili nel mezzo del bosco ceduo in località Lusan nel vezzanese, esiste ed è percorribile un sentiero intitolato allo speleologo lombardo Antonio Stoppani: una decina di pozzi glaciali originati per azione diretta delle acque di disgelo. Spettacolare testimonianza del passaggio del ghiacciaio atesino oltre ventimila anni fa, la loro genesi rimane avvolta da un velo di dubbi. Maggiori approfondimenti si attendono dal prodotto multimediale battezzato «La storia della Valle dei Laghi, dai ghiacciai a San Vigilio» che vede già all’opera uno staff di esperti grafico informatici nella realizzazione di mappe tematiche e animazioni tridimensionali in tema di evoluzione dei siti archeologici di maggior rilievo. Il termine di consegna del prodotto digitale, sotto forma di immagini e racconti, è fissato per il 15 dicembre come da disposizioni della Comunità di valle maturate nel solco del Piano annuale della cultura in seno alla gestione associata e coordinata del servizio intercomunale delle attività culturali. Mosso da un preciso intento divulgativo l’ente intermedio a Vezzano ha commissionato l’incarico riponendovi aspettative elevate: un esaustivo profilo paesaggistico della zona che possa porre l’accento sugli aspetti geologico naturalistici e storico culturali. A partire da quel poliedrico Stoppani che per primo, sul declinare dell’Ottocento, si occupò dello studio dei pozzi glaciali, divenuti successivamente fonte di interesse da parte del Museo tridentino di Scienze naturali e della Società italiana di geologia.

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