Sulla pista lungo l’Adige il limite è dei dieci all'ora, i ciclisti devono rispettare i pedoni
Litigi e insulti quotidiani fra utenti lenti e che sfreccia sono ormai all’ordine del giorno, ma molti non sanno che per i tracciati promiscui come questo, il Codice della strada prevede limiti di velocità e relative sanzioni per i trasgressori
LAVORI La ciclabile di Sarche sarà colelgata a quella del Limarò
TRENTO Scontro sulla ciclabile, grave un uomo di 69 anni
TRENTO - A furia di contestazioni con toni coloriti e decibel da inquinamento acustico prima o poi si arriverà alla rissa. Gli scontri (per ora sono solo verbali) tra gli utenti della pista ciclopedonale lungo l’Adige - quella da 300mila passaggi all’anno che tanto fanno godere l’Apt - sono ormai all’ordine del giorno.
E le accese discussioni riguardano chi va piano, le famiglie con bambini e i runner da una parte e i cicloamatori dall’altra. Che, chiaramente, sfruttano il tracciato protetto per allenarsi.
La convivenza, però, è sempre a rischio perché tutti vogliono avere ragione e nessuno sa qual è il limite di velocità consentito su questi tracciati vietati ai veicoli a motore. E gli attriti sono davvero uno a ridosso dell’altro. Alle mani, ad oggi, non si è ancora arrivati ma agli improperi sì. Perché, appunto, c’è gente che litiga «passeggiando» sullo stesso percorso che frequenta per rilassarsi.
Tra gli amanti della bici da corsa, per entrare nel dettaglio, c’è la convinzione di poter sfondare il muro del suono ma così non è. E saperlo - o magari segnalarlo con tanto di cartello - potrebbe evitare litigi inutili.
A livello europeo, e qui si parla di norme, si assicura che c’è una velocità massima d 30 chilometri orari ma, chiaramente, tutto cambia se un tracciato è promiscuo o solo ciclabile.
Nel nuovo Codice della strada italiano le indicazioni sono di 20 km/h sulle piste ciclabili e 6 km/h nelle zone pedonali. E parlando di bici di ultima generazione - elettriche o giù di lì - i modelli ammessi devono essere dotati di limitatore di velocità, un segnalatore acustico e una luce frontale fissa bianca o gialla.
Le beghe in pista, con insulti anche pesanti, come detto sono però all’ordine del giorno.
Ecco dunque che abbiamo chiesto alla polizia locale di Rovereto e della Vallagarina cosa prevede il codice.
«I ciclisti, quando sono ammessi a marciare sulla carreggiata, anche se circolano su corsie a loro riservate sono tenuti a rispettare tutte le limitazioni di velocità imposte ai veicoli a motore, comprese quelle inerenti a particolari zone di aree urbane (zone a traffico pedonale privilegiato, con limite di velocità a 30 chilometri orari.
I velocipedi che circolano sulle piste ciclabili contigue alla carreggiata sono sottoposti agli stessi limiti di velocità presenti sulla carreggiata adiacente salvo che siano imposte specifiche limitazioni di velocità con appositi segnali presenti sulla pista».
La gestione della mobilità leggera, ovviamente, non finisce qui. «Nel caso in cui la circolazione ciclistica sia consentita in promiscuo con quella dei pedoni - spiegano i vigili urbani - i ciclisti debbono procedere ad una velocità tale da evitare situazioni di pericolo: essa, generalmente, non deve essere superiore a 10 chilometri orari».
C’è poi un’altra categoria di veicoli leggeri ed ecologicamente sostenibili che sono sottoposti a regolamenti nuovi. «I monopattini hanno limiti di velocità imposti in relazione alle caratteristiche tecniche che ne consentono l’assimilazione ai velocipedi (6 chilometri all’ora sulle aree pedonali e 20 chilometri sulla carreggiata».
Per provare ad evitare incidenti inutili il sindaco del Comune di Motta Visconti, nel Milanese, ha piazzato addirittura un autovelox sulla ciclabile. E trattandosi di una ciclopedonale il cartello fissava i 10 all’ora come velocità massima. E, come detto, c’era l’occhio elettronico a riprendere e punire tutto. In questi casi, i ciclisti sono sottoposti alle stesse regole del codice della strada: dal momento che l’infrazione supera i 10 km/h ma non i 40, la multa oscilla tra i 168 e i 674 euro.
La deputata alense della Lega Vanessa Cattoi, sul punto, allarga le braccia: «Non c’è un limite vero e proprio, per quanto ne so io, ma si parla di buon senso. Chiaro però che, da regolamento, ogni Comune può indicare un proprio limite di velocità. Se sulla ciclabile lungo l’Adige ci sono problemi la sindaca Giulia Robol dovrebbe pensarci e formalizzare un limite. É ora che anche la sinistra si assuma le proprie responsabilità».