I primi videogiochi da Pc a Lizzana hanno un club esclusivo
«Amiga club» è da dieci anni un posto unico per gli amanti del «retrogaming». Un tempo considerata di nicchia, la passione per i giochi vintage si sta diffondendo. Manolo Pisoni, 52 anni, titolare del bar in piazza Guella, spiega perché: «Ci giocano davvero tutti, anche ai bambini piace molto»
ROVERETO. Sta per tagliare il traguardo dei dieci anni la sede di «Amiga club» a Lizzana, l'unico club di amanti del «retrogaming» in Vallagarina. Inaugurato a maggio 2015, il sodalizio riunisce giocatori di ogni età, accomunati dalla passione per i computer e i videogiochi di un tempo. Soprattutto quando si apre la bella stagione, i gamer amano trovarsi per giocare in compagnia, fare due chiacchiere e trascorrere una serata insieme.
«Con mogli e figli - racconta Manolo Pisoni, 52 anni, titolare del bar in piazza Guella - perché anche ai bambini piace riscoprire i videogiochi di una volta». Un tempo considerata di nicchia, la passione per i giochi dal sapore vintage si sta diffondendo sempre più, tanto che i celebri computer e le consolle degli anni Ottanta e Novanta - come Commodore e Atari - raggiungono ormai prezzi proibitivi.
Come si spiega questa esplosione del mercato del retrogaming?
«Quando ho iniziato la mia collezione si trovava di tutto a basso prezzo perché non c'era interesse per i vecchi computer, soprattutto qui in Trentino. Poi il collezionismo è cresciuto ovunque ed ora le vecchie consolle Commodore che io ho acquistato 12 anni fa a 300 euro valgono anche fino a 5 mila euro».
Lei vanta già una vasta collezione.
«Sì, possiedo un centinaio di computer, molti Commodore 64, 16 e Vic 20, oltre a diverse consolle Nintendo, Supernintendo, Nintendo 64, Vectrex. Prima tenevo tutto in casa, poi nel 2015 ho trasferito l'intera collezione in via San Rocco, dove ho allestito una sala per la sede dell'Amiga club».
Come è cambiato il mondo dei videogame nel tempo?
«Gli appassionati di retrogaming giocano con i videogame che vanno dalla fine degli anni Settanta al '95, quando uscì la Playstation 1. Dalla Playstation 2 in poi non è più considerato retrogaming perché la tecnologia è già troppo avanzata. Prima si andavano a contare i pixel, ora invece la grafica dei videogiochi è estremamente sofisticata. Ma la vera differenza tra i giochi degli anni Ottanta e quelli di oggi è data dalla difficoltà».
I giochi di oggi sono più complessi?
«Al contrario. Se una volta i videogiochi presentavano un livello di complessità tra il difficile e l'impossibile, ora sono fin troppo facili. Si è talmente abbassato il livello di attenzione e di concentrazione dei giocatori, che anche la difficoltà dei giochi si è livellata verso il basso».
Un esempio?
«Quando nel 2012 è uscito Diablo 3, un amico lo ha finito in sole 6 ore. Nei giochi di una volta, invece, era difficilissimo anche solo superare la fase iniziale, quella della creazione del personaggio. Se sbagliavi dovevi ricominciare senza salvataggi possibili, e se non finivi il livello dovevi iniziare tutto da capo».
Negli anni Ottanta ci si trovava nelle "sale giochi", mentre ora si gioca soprattutto on line. Che ne pensa?
«Le sale giochi erano posti per trovarsi, chi non aveva 100 lire per giocare o non era capace di farlo si metteva alle tue spalle, magari dandoti pure consigli. Un po' come fanno oggi i ragazzi che guardano giocare gli altri on line, solo che ora si tende a restare chiusi in casa. Per questo penso che i genitori dovrebbero dare dei limiti di tempo ai figli, soprattutto quando si appassionano a giochi come Fortnite che ti costringono a rimanere on line in determinati orari per ottenere dei "premi"».
I suoi computer invece sono già usciti dalla sede…
«In passato abbiamo collaborato con la biblioteca Tartarotti allestendo una mostra con tre consolle per giocare, molti si sono incuriositi e hanno provato. Al momento la legge non lo permette, ma mi piacerebbe poter riportare nei bar i videogiochi di una volta».