Il giallo / Il mistero

Il mistero del morto trovato sul monte Baldo: spariti computer, cellulare e portafoglio. Ora l'esame del Dna

I familiari confermano. I vestiti e il borsone sono proprio del rivano che era sparito nel gennaio 2020 all'età di 44 anni e il cui passaporto è stato trovato tra i resti umani scoperti qualche giorno fa nei boschi di Saccone. Ma ci sono tante domande irrisolte

SACCONE. I vestiti e il borsone sono proprio i suoi, quelli di S.T., il rivano sparito nel gennaio 2020 all'età di 44 anni e il cui passaporto è stato trovato tra i resti umani scoperti qualche giorno fa nei boschi di Saccone, sul monte Baldo nel comune di Brentonico. Lo hanno confermato i familiari dell'uomo, il padre, la madre, la sorella e il fratello, che domenica hanno provveduto al riconoscimento degli effetti personali.

I resti umani sono invece irriconoscibili, l'unica via è l'esame del Dna che il sostituto procuratore di Rovereto disporrà a breve. C'è però un problema: tra gli effetti personali mancano cose di valore. Il portafoglio, con dentro documenti, patente, bancomat. Il cellulare, che risulta spento da quel 30 gennaio 2020 quando di S.T. si persero le tracce. E poi il computer con il caricatore e il router: e questo è strano perché la borsa del computer è stata trovata e contiene solo il mouse, dei fili e un curriculum.

«Abbiamo riconosciuto i suoi effetti personali senza ombra di dubbio - spiega la sorella di S.T. - Sui resti invece al 99% sarà disposto l'esame del Dna perché non c'è altro modo di riconoscerli. I tempi però non ce li hanno detti. Sulla causa di morte non si sbilanciano, ad oggi è ancora tutto da chiarire».

A più di due anni e mezzo dalla sparizione, i familiari sono ancora in un'angosciosa incertezza sulla sorte del loro congiunto e su cosa gli sia capitato dall'ultima volta che è stato visto.Si sono accorti però che qualcosa non torna. «Mancano delle cose di valore e le abbiamo indicate nella denuncia» puntualizza la sorella. Tra le cose rinvenute nel bosco sopra Saccone non c'è il portafoglio. «Era un portafoglio di pelle che gli aveva regalato mio padre». Dentro c'erano documenti come la patente e carte bancomat. Non si trova neanche il cellulare.

L'ultimo giorno di cui si sa qualcosa di S.T. è il 30 gennaio 2020. Quella mattina parte in treno da Monza, dove da poco viveva con la madre, e ha con sé sicuramente il portafoglio, perché prima di partire preleva soldi al bancomat, e il cellulare, oltre alla borsa che conteneva anche il computer. L'ultima segnalazione è alle 14.45 di quel giorno alla stazione di Verona Porta Nuova, dove la Polizia ferroviaria lo ferma per un controllo di routine dei documenti.

Da quel momento il cellulare risulta spento e non vengono più fatti prelievi bancomat o operazioni bancarie.Tra le cose di S.T. manca però anche il computer. La borsa è stata trovata un po' distante dai resti, dentro c'è ancora il mouse, dei fili e un documento, un curriculum. Mancano computer, caricatore, router per l'accesso a internet. «Sono tutte cose da chiarire» sottolinea la sorella. Non è per nulla chiaro cosa sia successo a S.T. a partire dal pomeriggio di quel 30 gennaio 2020.

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