Agricoltura / I rincari

Vallagarina, costi alle stelle: nove stalle costrette a chiudere

Gasolio agricolo +69%, mangimi +90% Allarme del presidente della Federazione Provinciale Allevatori Giacomo Broch: troppo pochi gli aiuti

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di Francesco Terreri

VALLAGARINA. Il gasolio uso agricolo oggi costa 1,378 euro al litro, che diventano 1,604 euro al litro con accise e Iva. L’anno scorso a luglio, secondo il listino provinciale della Camera di commercio di Trento, costava 0,816 euro al litro, imposte escluse. In dodici mesi l’aumento sfiora il 69%.

Il prezzo dei mangimi, spiega Coldiretti, ha fatto un balzo del 90%, praticamente raddoppiato, a causa del rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais e cereali anche a seguito dell’invasione russa e della guerra in Ucraina, grande produttrice di queste coltivazioni. Inoltre, senza precipitazioni - la Vallagarina ad esempio è ai minimi storici di pioggia - rischiano di dimezzare i raccolti nazionali di foraggio e mais destinati all’alimentazione degli animali.

In Trentino, zona di montagna, si produce foraggio di qualità, ma non in quantità tali da poter fare a meno di quello dalla pianura o dall’estero.

La mazzata sugli allevamenti a causa dei rincari del mangime può arrivare, sempre secondo Coldiretti, a 100mila euro l’anno.

In queste condizioni non stupisce che dall’anno scorso ad oggi in Vallagarina abbiano chiuso nove stalle, un decimo degli allevamenti complessivi della zona.

Se si considerano anche le tre cessazioni tra Alto Garda e val di Ledro, siamo a 12 chiusure nel Trentino meridionale, 56 in tutta la provincia su 800 allevamenti totali.

In particolare nel 2021, come emerge dai dati del Registro delle imprese, le cessazioni di aziende agricole della categoria «Allevamento di bovini e produzione di latte crudo» sono state otto in Vallagarina, da Avio ad Ala, da Brentonico a Volano a Rovereto, dieci considerando l’Alto Garda e Ledro, 36 in tutto il Trentino.

Da inizio 2022 ad oggi, si sono aggiunte altre 20 cessazioni di cui due nel basso Trentino.

Alcune chiusure naturalmente possono avere altre cause e ci sarebbero state lo stesso. Ma il grosso dipende dall’inflazione e dalla crisi in corso.

«La Fondazione Mach già a febbraio, prima della guerra in Ucraina, aveva calcolato gli aggravi nella produzione del latte a causa del caro-energia - afferma il presidente della Federazione Provinciale Allevatori Giacomo Broch - Dopo, la situazione è peggiorata, soprattutto per i rincari delle materie prime per i mangimi».

La siccità aggrava questa situazione? «La aggraverà verso l’autunno - sostiene Broch - anche perché le nostre aziende di montagna non sono autosufficienti per il foraggio».

Tra gli aumenti c’è anche quello del gasolio agricolo «che è stato escluso dalle agevolazioni del secondo trimestre dell’anno» dopo essere stato ammesso per il primo trimestre.

Di fronte a questo quadro, quali sono gli aiuti arrivati da Trento e da Roma? «Con la Provincia siamo in trattativa - spiega Broch - Purtroppo ora costa molto superare questa situazione, bisogna che la Provincia decida di occuparsene seriamente».

Qualcosa è arrivato tramite il Codipra, il Consorzio di difesa dei produttori agricoli: nell’ambito dei 2,2 milioni di euro di misure a favore degli allevatori trentini, in Vallagarina sono arrivati 150mila euro. A livello nazionale, ricorda Coldiretti, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ha firmato il decreto che stanzia 80 milioni di euro per le filiere zootecniche.

«Sono mesi che se ne parla - osserva però Broch - Speriamo sia la volta buona. Intanto gli animali devono mangiare, non possiamo chiudere neanche un giorno. La mia preoccupazione è che scompaiano tante piccole aziende di montagna che sono la nostra impresa caratteristica».

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