Ala / Il caso

Vale quattro milioni ma questo gioiello dell'architettura barocca andrà all'asta per 500 mila euro

Dopo vari tentativi di vendita andati deserti, si abbassa il prezzo del palazzo Malfatti Scherer, nel cuore della cittadina. Un edificio di grande valore storico e artistico, con superficie di 3.633 metri quadrati, cortile e e giardino. Cercherà di aggiudicarselo anche l'Unione commercio e turismo: «Vorremmo valorizzarlo affinché ne possa godere tutta la comunità, è un tesoro che non può essere disperso»

di Nicola Guarnieri

ALA. È uno dei palazzi signorili più belli di Ala, di quelli che fanno rivivere da soli la «Città di velluto».

E dal 1650, anno della sua realizzazione in contrada Ferrari (ora via Nuova), è stato risistemato e ristrutturato più volte rimanendo sempre residenza di gran signori. Su tutti la famiglia veronese Malfatti.

Nel 1995 è stato acquistato dal docente universitario e artista sudtirolese Robert Scherer (oggi novantenne) che ci ha investito parecchio denaro per trasformarlo nella propria dimora e con l'intenzione di ricavarci una scuola d'arte con tanto di studentato per gli allievi e pure un museo, una biblioteca scolastica e luogo di incontri culturali.

Nel frattempo, Scherer l'ha pure offerto alla collettività grazie a visite guidate o aprendolo in occasione delle feste.

Notevoli, oltre all'aspetto storico e artistico, sono poi le dimensioni: la superficie è di 3.633 metri quadrati, il cortile e il giardino ne occupano 850 e i tre piani sono di 800 metri l'uno.

Tanta roba, insomma, e soprattutto preziosa, di classe, un vanto dell'arte.

Questo gioiellino, però, è finito all'asta più volte, appuntamenti sempre andati deserti tanto che l'ultimo banditore, la prossima settimana, lo offrirà a circa 500mila euro, praticamente un prezzo da outlet considerando che il suo valore di mercato è di 4 milioni.

Dopo tanti tentennamenti, infatti, i compratori «esteti» hanno finalmente bussato alle porte del tribunale presentando ben tre buste con le relative offerte.

Tra loro c'è anche l'Unione commercio e turismo che crede nelle potenzialità turistiche e culturali del compendio.

«Abbiamo deciso di esserci perché crediamo molto nella rigenerazione urbana. - conferma Marco Fontanari - Le nostre intenzioni, se ce lo aggiudicheremo, saranno ovviamente quelle di valorizzarlo perché ne possa godere tutta la comunità. Il palazzo è un tesoro che non può essere disperso».

Il Comune, invece, è rimasto all'uscio a guardare.

«Non abbiamo presentato offerte - spiega il sindaco Claudio Soini - perché comunque abbiamo un diritto di prelazione da far scattare entro sessanta giorni. Controlleremo, quindi, chi si aggiudicherà l'asta per capire cosa vorrà fare del palazzo e chiaramente siamo aperti ad ogni collaborazione per gestire e rilanciare una delle strutture che fanno parte del patrimonio artistico alense».

L'edificio di via Nuova, sorto sulle medievali Case Ferrari, si trova nel cuore della città, è in stile neoclassico e ospita, oltre al parco, stucchi settecenteschi, marmi e scale ricoperte con passamani in seta.

Grandi parti delle proprietà Ferrari furono fuse in un unico palazzo e acquisite nella seconda metà del Diciottesimo secolo dalla famiglia Malfatti.

Che ricostruì gli edifici esistenti nel 1885 e ne fece la residenza signorile di oggi, commissionata dal barone Stefano Malfatti.

Resta un prezioso scrigno urbanistico in vendita e una delle bellezze alensi che testimonia i fasti di una cittadina che all'epoca della seta diventò ricca e con particolare gusto estetico.

Infilato nel patrimonio comunale, come detto, arricchisce l'offerta del centro della Bassa Vallagarina.

Perché gli edifici d'arte da sogno sono tanti ad Ala: si va da palazzo Azzolini in piazza San Giovanni al Malfatti in via Torre, da Anzelini a Pizzini e Taddei. Altre dimore patrizie sono palazzo Zanderighi del Sedicesimo secolo, De' Pizzini von Hochenbrunn del Settecento, Gresta del Quattrocento. Residenze che hanno contribuito a far ricevere ad Ala il titolo di città direttamente dall'imperatore Giuseppe II d'Asburgo nel 1765.

La volontà è dunque di inserire questo gioiello nel tour barocco alense.

E il primo cittadino, sul punto, ci ha sempre creduto molto. «Chiaramente c'è grande interesse da parte del Comune perché è un bene di tutti. Potrebbe darci una mano a completare il progetto museale».

La lista dei palazzi patrizi nella città dei velluti, d'altro canto, come detto è lunga.

Tanto da spingere Ala, in autunno, a presentare formalmente la propria candidatura a capitale della cultura italiana 2024.

La mancata selezione tra le prime dieci contendenti che sfideranno per il titolo e il relativo milione di euro dallo Stato, però, non ferma di certo la corsa dell'amministrazione a rinverdire i fasti settecenteschi per trasformarli sempre di più in risorse turistiche di qualità per creare un indotto importante nella comunità locale.

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