Altopiani / Il caso

Olivi: «A Folgaria manca acqua ma il progetto del bacino è fermo»

Il territorio è povero di risorse idriche autonome e i costi dell'approvvigionamento rischiano di farsi sempre più onerosi per i cittadini e per le imprese. Criticità in particolare sul fronte della neve artificiale per le piste da sci. Il consigliere provinciale Pd: è previsto un contributo provinciale del 90% ma finora nulla si è fatto e si continua solo a discutere su dove collocare il bacino di stoccaggio

FOLGARIA. Il territorio dell'Altopiano di Folgaria è povero di risorse idriche autonome ed i costi dell'approvvigionamento rischiano di farsi sempre più onerosi per i cittadini e per le imprese.

Per quanto riguarda il comparto turistico invernale questa criticità si manifesta in particolare sul versante dello stoccaggio di acqua per l'innevamento del sistema impianti e piste.

Per sostenere l'investimento nei bacini di raccolta la Provincia nel 2018 ha introdotto un particolare incentivo per la realizzazione di infrastrutture aventi caratteristiche di multifunzionalità: ossia per i bacini di raccolta delle acque per la produzione di neve programmata per i quali sia previsto anche l'utilizzo a fini di protezione civile, irrigazione dei terreni circostanti, fornitura di acqua per edifici ed attività produttive.

«Per questa tipologia di opere - ricorda il consigliere provinciale del Pd Alessandro Olivi - è previsto un contributo provinciale pari al 90% della spesa. L'intensità dell'aiuto risponde all'esigenza di sostenere soprattutto le località meno dotate di risorse naturali attraverso la realizzazione di infrastrutture considerate di pubblico interesse».

«Per l'Altopiano si trattava e si tratta - sottolinea Olivi - di un'opportunità da cogliere con tempestività. Purtroppo a distanza di quasi quattro anni dall'introduzione di questa nuova misura nulla è stato fatto e, peggio ancora, nulla sembra vicino all'essere realizzato in concreto.

Non è stato neppure approvato il progetto.

Discussioni estenuanti sulla localizzazione del sito, veti, ingorghi burocratici stanno bloccando la realizzazione di un'opera da tempo ritenuta prioritaria per sostenere la filiera del turismo locale. Serve sbloccare l'impasse ed individuare la soluzione tecnica più efficace e nel contempo sostenibile dal punto di vista ambientale.

In questo caso non si tratta, come è chiaro, di soldi ma di capacità di decidere.

L'iter autorizzativo deve essere rigoroso ma anche improntato alla necessità di recuperare il tempo perduto garantendo risposte concrete alle esigenze del comprensorio turistico più importante del Basso Trentino.

Sulla base di queste premesse ho depositato un'interrogazione per chiedere alla giunta provinciale quali sono le ragioni che stanno rallentando l'approvazione del progetto per la realizzazione del nuovo bacino multifunzionale previsto sull'Alpe di Coe e come intende operare per sostenere il Comune nell'iter di approvazione del progetto garantendo la massima percentuale di finanziamento dell'opera».

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