Enologia / La storia

La vigna del Bepi, e quel vino antico di Trambileno salvato dai giovani di Leno Klandestino

Imbottigliato il «Vignala», prodotto con le uve dell’antico terrazzamento che rischiava di scomparire: «Un omaggio a Giuseppe Marisa, ma anche al nostro territorio»

di Tommaso Gasperotti

TRAMBILENO. Scintilla alla luce, lambendo tinte color rubino. Sull'etichetta, appena stampata, un acquerello del paesaggio circostante dell'artista trentino Elia Carollo. E un nome, "Vignala", chiaro richiamo alla frazione di Trambileno dove è nato. «Un omaggio - spiegano i giovani dell'associazione "Leno Klandestino", che hanno salvato l'antico vigneto terrazzato - al territorio e al Bepi (Giuseppe Marisa, ndr), lo storico vignaiolo che per più di mezzo secolo ha curato con passione questo piccolo appezzamento».

Con la sua scomparsa, la vigna "promiscua", custode di varietà ormai poco coltivate, rischiava di essere abbandonata. Ma i ragazzi di "Leno Klandestino", in accordo con la famiglia, l'hanno presa in carico. E in poco più di un anno, l'hanno ripristinata, senza snaturarne l'anima, dando alla luce le prime 380 bottiglie di "Vignala".Nicola Bettinazzi, presidente del sodalizio: «Abbiamo lavorato sodo per restaurare e rimettere in piedi il vecchio impianto, alzando le pergole e adottando materiali di recupero.

Le vigne, di diverse varietà, sono quelle originarie, lavorate completamente a mano, proprio come faceva il Bepi». Ne è nato un nuovo prodotto che oggi, a partire dalle 15, l'associazione presenterà al pubblico. «Si tratta di un vino rosato, frizzante, fermentato in bottiglia con i suoi lieviti e per questo leggermente torbido. Un vino moderno. Ma al di là delle caratteristiche enologiche - sottolinea Bettinazzi - c'è un progetto di comunità e di convivialità, oltre che di recupero agricolo, che ci sta dando grandi soddisfazioni». Altri residenti della valle hanno infatti chiesto ai giovani di prendersi cura di piccoli terrazzamenti, sparsi qua e là sui pendii ai piedi del Pasubio.

«Siamo contenti di strappare dall'abbandono questi terreni, ricordo di un passato agricolo delle Valli del Leno: se non si interviene i muri a secco si inerbiscono, cadono, il bosco avanza e il paesaggio cambia». Anche l'Università di Verona ha abbracciato il progetto. Scoprendo sul campo che tra questi grappoli resistevano popolazioni di lieviti anche molto rare.

«La vigna del Bepi custodisce una biodiversità incredibile, tra cui alcune famiglie di lieviti che i ricercatori della Facoltà di Enologia di Verona non erano mai riusciti a trovare altrove. Tra questi, "Schizosaccharomyces japonicus", specie particolare che adotta la fermentazione malo-alcolica: una scoperta che apre a nuovi potenziali utilizzi, non solo in ambito enologico. I lieviti del Bepi, centinaia, sono così stati mappati ed entrati a far parte di una nuova collezione dell'università», spiegano i volontari. L'appuntamento è per oggi tra le viti di località Vignala: alle 15 la presentazione del progetto, a cui seguiranno gli interventi dei ricercatori dell'Università di Verona Renato Leal Binati e di Chiara Menegolo, musica e la degustazione del vino "Vignala".

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