Addio a Stefano Pandini morto a soli 47 anni: lutto nel mondo del volley

di Nicola Baldo

Era abituato a lottare in campo. A giocarsela sempre, fino alla fine. E, da buon centrale, ruolo che nella pallavolo è sinonimo di tanto lavoro, tanti salti, tanto sudore, tanta generosità ed a volte pochi punti in saccoccia, lui era così. Non si arrendeva mai. Ed ogni partita la affrontava sempre con il sorriso. E Stefano Pandini anche l’ultima, grande, partita se l’è giocata fino alla fine. Mesi di lotta contro un brutto male che non lo hanno mai fermato, fino a ieri mattina. Quando gli occhi di Stefano, 47 anni compiuti a fine marzo, si sono chiusi per sempre nelle stanze dell’hospice di Mori.

Nato a Rovereto, da tanti anni ormai Stefano abitava a Besenello dove ora tutta la comunità si stringe attorno alla moglie Serena ed al piccolo Diego, 6 anni. Ed accanto alla comunità di Besenello anche tutto il mondo della pallavolo regionale ha subito sentito un groppo in gola, un magone enorme perché il “Panda”, come tutti lo chiamavano, non c’era più. Impiegato nei Servizi generali della Cassa Rurale di Rovereto, vicino anche a tante attività organizzate dalla comunità di Besenello, questo addio troppo prematuro è stato un brutto pugno nello stomaco per tante persone. Perché il “Panda” era sinonimo di sorriso, spensieratezza ed allegria. Era una risata contagiosa ed una persona sempre a disposizione degli amici, per i suoi cari. Sia per i suoi famigliari, sia per la sua famiglia del volley.

«Non penso ci sia una sola persona che l’abbia conosciuto che non gli abbia subito voluto bene», è il commento dell’amico e collega allenatore, il moriano Mika Bejenaru. «Non ho parole, ho un nodo in gola che non riesco nemmeno a respirare – ricorda il tecnico Michele Leonesi – ricordo i due anni in cui abbiamo allenato insieme a Lizzana e mille altre serate e momenti. Era una persona buona, sempre disponibile, l’anima di ogni gruppo nel quale stava». Gli amici di sempre, Max Struffi e Giuliano Berloffa, gli sono stati vicini fino all’ultimo. Da sempre, da quando da giovane giocava nel San Rocco prima di vestire anche altre casacche regionali, come quella del C9 Arco Riva e dell’Olimpia Trento ad esempio. Prima di essere una delle colonne del volley amatoriale ed allenatore, fra Arco, Besenello, Volano e Lagaris Volley Rovereto. «Non riesco ancora a credere di non poter vedere più il suo sorriso, la sua voglia di scherzare e la spensieratezza – ricorda il compaesano Daniele Pacher – e la cosa più brutta è che, in questo momento, non potrà essere accompagnato come merita. Non potrà vedere quante persone gli vogliono bene ed in questo momento vogliono essere vicini alla famiglia».

Al di là del curriculum sportivo, delle vittorie dei campionati regionali ottenute in campo, delle finali nazionali giovanili vissute da allenatore, sarà lo Stefano uomo a mancare. Il ragazzo pronto allo scherzo anche sul posto di lavoro, l’uomo che ai tornei estivi e nelle partite amatoriali portava il suo giovanotto nato da poco. Papà innamorato, del suo Diego e di questo sport. «Una passione – scrive il Lagaris Volley del presidente Massimo Fasanelli – che sei riuscito a trasmettere a molti bambini e ragazzi che grazie a te si sono avvicinati a questo sport. Ci mancherà il sorriso con il quale riuscivi sempre a farti ascoltare dai ragazzi ed a dare loro forza e coraggio. Lo portiamo nel cuore per sentirti ancora vicino». «Perdiamo una grande persona – commenta Massimo Dalfovo, presidente della Federvolley trentina – se ne va una persona che ha saputo trasmettere la propria passione per questo sport. Ai suoi compagni di squadra prima ed ai ragazzi che allena oggi. Condoglianze alla famiglia da parte di tutto il Comitato». Buon viaggio Panda.

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