Chef Rubio alla "Posta Vecchia"

Si è abbuffato, come sempre, assaporando i piatti della storica trattoria «Posta Vecchia». Spätzle alle ortiche, paccheri al luccio, tortel di patate e carne salada accompagnata da fasoi en bronzon. <+nero>Chef Rubio<+testo>, celebre volto dei programmi di cucina, non si è tirato indietro di fronte a nessuna portata. E giovedì sera, in prima serata su Dmax, ha portato in tv, protagonista della seguitissima trasmissione «Camionisti in trattoria», il ristorante della famiglia Folgarait, in via Nazionale. Accompagnato da due camionisti «affamati» e rigorosamente in canottiera (anche se vigerebbe il divieto, come recita un simpatico cartello all’ingresso del locale), Matteo Azzetti e il collega Valentino, il popolare chef è stato accolto dalla padrona di casa Patricia Trevisan, da Clemente Dallapè, detto «lo stilista», e rifocillato dai cuochi Germana Marcolini e Max Bragagna a suon di piatti della tradizione.
In poche parole i produttori della trasmissione contattano i camionisti, chiedendo loro quali sono i posti in cui si sono trovati meglio fra i molti in cui si sono fermati. «È stato fatto il nostro nome, ci hanno contattato ed abbiamo organizzato il tutto», spiega il proprietario <+nero>Roberto Folgarait<+testo>, la cui famiglia gestisce il locale da fine Ottocento. Come si legge all’entrata, accanto a una fotografia d’epoca, la Posta Vecchia nasce come piccola osteria nel 1876 aperta dal signor Bertolo Comper; negli anni successivi diventò un punto d’appoggio per le carrozze postali che transitavano verso Nord. Da qui deriva il nome, sinonimo di cucina casereccia e, oggi come allora, tappa irrinunciabile per tanti viaggiatori. Una trattoria che, seppur rinnovata nel look, ha incontrato il gusto di chef Rubio che, ad inizio puntata, svelava: «Sono alla ricerca di quei posti dove ci si abbuffa senza rimpianti spendendo il giusto. Voglio capire se è vera la leggenda che dove si fermano i camionisti si mangia bene». Non sono mancati grandi apprezzamenti per i prodotti trentini, dalla carne salada, paragonata dallo chef all’«oro del Trentino Alto-Adige», agli spätzle con burro e ortica («una pianta troppo spesso sottovalutata»), dalla pasta con il luccio del Garda, («non sono un fan dei pesci d’acqua dolce, ma quando sono buoni sono buoni») agli immancabili tortei di patate («si dice che ogni volta vengano mangiati con i salumi e da qualche parte nel mondo un dietologo finisce in depressione»). «Nonostante lo stile rinnovato, la Posta Vecchia - conclude Rubio, rilasciando il suo verdetto - ha la classica anima da trattoria vecchia scuola: tutta sostanza».

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