Madre Ariberta fa 99 anni Ha lavorato con sei papi

di Tommaso Gasperotti

Ha avuto la fortuna di aver lavorato al fianco di sei papi. E dell’ultimo, Papa Francesco, pur non avendolo conosciuto personalmente, stringe tra le mani il rosario che le ha mandato in dono. Madre Ariberta - al secolo Iride Burzio - mercoledì festeggerà a Borgo Sacco il suo novantanovesimo compleanno. Lo farà assieme alle sue 22 consorelle, le «Francescane missionarie di Maria», una piccola ma vivace comunità che, nonostante l’età, continua a darsi da fare in via Zotti, a Borgo Sacco.

Nata a Milano il 21 febbraio del 1919, Iride entrò in convento nel 1942, in pieno tempo di guerra, a 23 anni. Se la cavava piuttosto bene con numeri ed inventari e toccò a lei, qualche anno dopo, dare una mano alla Segreteria dello Stato Vaticano, che in quel periodo stava cercando qualcuno in grado di tenere in ordine il magazzino privato del Santo Padre, al tempo Pio XII. Lì, al piano terra del Palazzo Apostolico, confluivano ogni giorno decine e decine di doni per il Papa, che poi lui destinava ai poveri di Roma e del mondo.

«C’era un gran movimento, un viavai di regali, viveri di ogni genere, opere d’arte, medicinali, stoffe e suppellettili liturgiche, ma anche i disegni dei bambini e tanti dolci - scava nel cassetto dei ricordi madre Ariberta -. Arrivava un po’ di tutto. I poveri che bussavano al cuore del Papa erano tanti. E noi cercavamo per quanto possibile di aiutare tutti». Da 1945 al 2007, per 62 anni ininterrotti, ha aperto il portone del magazzino papale e dall’Anno Santo del 1950 ha vissuto all’interno della Città del Vaticano assieme alle «Suore degli arazzi», chiamate così per la loro abilità nel restauro dei preziosi arazzi fiamminghi dei Musei Vaticani.

Dopo Papa Pio XII arrivò Giovanni XXIII, il «Papa buono», che in piena Guerra Fredda si rivolse ai governanti della Terra per scongiurare il pericolo di uno scontro nucleare; poi fu la volta di Paolo VI («era il mio vescovo di Milano», ricorda Ariberta), di Giovanni Paolo I (uno dei papati più brevi della storia) e di Giovanni Paolo II, sotto il cui pontificato s’intensificarono i viaggi e le udienze in tutto il mondo. «Preparavo assieme ad altre due consorelle gli scatoloni per i viaggi papali. C’era dietro un gran lavoro - racconta madre Ariberta, mentre ci mostra le fotografie che ha custodito -. A seconda di dove andasse, partivano assieme a lui vari doni, dai rosari alle medaglie commemorative dei viaggi, dai preziosi calici alle vesti sacre che il Papa poi lasciava in dono alle parrocchie povere. Non dimenticherò mai - sorride - quanto era carico il volo papale diretto a Cuba nel 1998».

Tra le tante occupazioni di madre Ariberta c’era anche la preparazione e il confezionamento delle «casule», le vesti liturgiche per il Santo Padre. Le ricamava a mano, con minuzia di particolari. Un tocco che le è rimasto ancora oggi, come testimoniano le tovaglie da altare in pizzo che realizza nel tempo libero. «Questa - ricorda, indicando in foto alcune casule -.l’avevamo realizzata per il 50esimo di sacerdozio di Papa Paolo VI, mentre quest’altra, rossa con i disegni di Lello Scorzelli, la indossò Giovanni Paolo II».

E dalla scatola dei ricordi riaffiora anche qualche lettera. «Fino a poco tempo fa ho trattenuto corrispondenze con Papa Benedetto XVI, l’ultimo pontefice che ho avuto l’onore di conoscere di persona», aggiunge la religiosa che all’età di 90 anni ha lasciato Roma per trasferirsi nella Casa per le suore di Borgo Sacco, dove prega e trascorre serenamente la sua vita. «Sto bene e sono tranquilla - ci saluta la quasi centenaria - Il Signore mi ha sempre aiutato e lo ringrazio ogni giorno per questo».

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