Mori, guerra del Vallotomo Anche i Verdi con la «Tribù»

di Nicola Maschio

«Un’amministratore che si ritenga responsabile deve saper ascoltare i cittadini». È secco il giudizio dei Verdi del Trentino sulla questione vallotomo di Mori.

Una presa di posizione che parte da un assunto: la bellezza del paesaggio, in quel versante di Montalbano, è evidente e va preservato.

Insomma, gli ambientalisti trentini, per bocca della portavoce, nonché presidente del consiglio comunale di Trento, Lucia Coppola, nella complessa querelle che a Mori ormai da sei mesi vede contrapposti da una parte amministrazione comunale e provinciale e dall’altra la tribù delle fratte, scelgono da che parte stare.

E invocano il dialogo. Ma soprattutto si chiedono perché si sia arrivati a queste scelte, ribadendo molti dei dubbi in questi mesi avanzati dal comitato Da Vicoloa Vicolo, a partire dalle perplessità relative alla procedura di somma urgenza.

Il vallo tomo cresce imponente ed inesorabile giorno dopo giorno, impaziente di sovrastare definitivamente dai suoi 12 metri di altezza la zona di ormai trascorsa bellezza delle fratte.

Gli interrogativi, che prima il comitato Da Vicolo a Vicolo e poi la Tribù delle Fratte hanno sollevato, in questi mesi, sono molteplici. Soprattutto, hanno lamentato una totale chiusura ad ogni altro tipo di soluzione alternativa da parte di sindaco e Provincia.

Il muro di 240 metri è quasi giunto a metà del proprio percorso di costruzione. Su 150 giorni di tempo infatti, ne sono trascorsi già 60, ma le proteste non si sono fermate, con azioni condannate da quasi tutte le forze politiche, ma da loro spesso definite «non legali ma giuste».

I Verdi ricordano quelle azioni, ma soprattutto ricordano le proposte avanzate per un progetto alternativo al vallotomo, non accolte da Provincia e protezione civile.

«La mancanza di relazione tra popolazione e istituzione è stata senza dubbio motivo di diffidenza, ed ha portato ad una frattura tra le due parti - sottolinea la presidentessa del consiglio comunale di Trento, Lucia Coppola. - La bellezza di quella parte di paesaggio era oggettiva, sotto gli occhi di tutti. Un’amministrazione comunale che si ritenga responsabile deve saper ascoltare i cittadini, le loro proposte ed eventuali soluzioni».

In più, sottolinea l’ingegner Erminio Resegotti, il vallo tomo presenta molti punti deboli. In primis, i calcoli effettuati a computer, tenuto presente che la Provincia vorrebbe far esplodere il sasso pericolante, non tengono in considerazione l’imprevedibilità delle macerie che potrebbero prendere direzioni diverse durante la frana. Cosi come, evidenzia sempre Resegotti, il vallo potrebbe non reggere l’urto, ed eliminando le fratte sono state rimosse parti determinanti di terreno che avrebbero potuto rallentare la corsa dei pezzi del masso.

La soluzione popolare proposta, ribadiscono i Verdi, prevedeva invece l’abbattimento del masso per «strati», con la costruzione di un muro poco più in basso di esso che avrebbe lasciato intatta la zona sottostante. Per evitare altri eventuali pericoli, spiega, poteva essere collocata una rete dove ora sorgerà il vallo tomo provinciale.

Una battaglia che dunque sembra destinata a durare ancora per molto. D’altronde il fronte della protesta, a Mori, non ha intenzione di desistere. Sarà in campo già a partire da marrtedì alle 20.30, quando la Tribù delle fratte discuterà nuovamente la questione in un incontro pubblico presso l'auditorium di via Scuole.

 

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