Vallotomo, il sindaco: «Non c'era alternativa»

Nel giorno dello sgombero Barozzi difende la linea di Comune e Provincia

Nel giorno in cui sono ripartiti i lavori sul vallotomo e si è proceduto allo sgombero dei cittadini che si opponevano all'intervento con le ruspe su quel pezzo di terra, parla il sindaco di Mori

Il più contestato dai manifestanti della Tribù delle Fratte è il primo cittadino Stefano Barozzi, che - dopo quasi due mesi di blocco dei lavori, due relazioni tecniche da professori «terzi» rispetto alla Protezione Civile e incontri - è più che mai deciso ad andare avanti sulla strada tracciata: «Il vallotomo rimane la soluzione migliore – commenta – ho piena fiducia che l’intervento sia il più sicuro per la popolazione. La speranza ultima è che i cittadini meno convinti al risultato finale possano ricredersi».

I manifestanti davanti alle forze dell’ordine non hanno esitato a parlare di «repressione della democrazia»: «Si è cercato di evitarlo il più possibile – sottolinea Barozzi - ma c’è stata un’opposizione fisica al cantiere e per ripristinare la legalità si è dovuto fare così. Più volte è stato chiesto alla Tribù di andarsene, ma non è successo se non fino a quando hanno finalmente capito che il pericolo del diedro era reale».

Ha il timore di essere ricordato come il sindaco che ha fatto intervenire la polizia? «Io ho ricevuto comunicazione della ripresa del cantiere ieri mattina, quando stava accadendo – risponde Barozzi – è un passaggio che ci si aspettava dopo la relazione Barla, io stesso avevo detto che sarebbe ripreso a breve: non penso ci fosse altra scelta davanti alla Tribù che lo bloccava».

Anche per l’assessore provinciale alla protezione civile Tiziano Mellarini la necessità di ricominciare il cantiere era perentoria: «La relazione del professor Barla – dichiara Mellarini - ha non solo avvallato ma anche rafforzato la validità delle nostre scelte e alla luce di questo il cantiere doveva riprendere, tecnici e operai poter proseguire nel fare il proprio lavoro di messa in sicurezza».

Si è ripartiti in forze: «Si è ritenuto opportuno attendere prima la sentenza del Tar a seguito dell’unica opposizione formale avanzata– spiega il punto di vista tecnico l’ingegnere Devigili della Provincia -, sia la relazione del professor Barla che è un’autorità nel campo della geomeccanica e persona di fama internazionale che ha dato ragione alla Provincia e ha approfondito il nostro studio con ulteriori simulazioni e condivide che l’attività che abbiamo fatto è corretta. Con oggi, finalmente, anche se con il ricorso alla forza pubblica e di questo ci dispiace, proseguiamo con i lavori: ci sono 14 operai e 4 escavatori sul cantiere, per recuperare il tempo perduto».

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