Comune e Comunità: doppio no al gassificatore alle Casotte di Mori

Si fa sempre più pesante l’aria attorno al progetto di realizzare un impianto di gestione rifiuti Gasplasma alle Casotte di Mori.

di Chiara Zomer

Si fa sempre più pesante l’aria attorno al progetto di realizzare un impianto di gestione rifiuti Gasplasma alle Casotte di Mori. Perché dopo che la conferenza dei sindaci in Comunità di Valle si era espressa con grande scetticismo, il presidente della commissione ambiente del Comune di Rovereto Mauro Previdi ha preso l’iniziativa. E ha convocato una commissione congiunta, tra Comune e Comunità di Valle, per valutare il progetto e prendere posizione.

Alla seduta, a cui ha partecipato Franco Garzon, uno dei progettisti, si è partiti dalla proposta di Syngas. Che ormai è nota: la Sofc Power di Mezzolombardo vorrebbe realizzare un impianto capace di trattare 60 mila tonnellate l’anno di rifiuti speciali non pericolosi, a fronte delle 800 tonnellate che vengono prodotte ogni anno in Trentino. Per far questo verrebbe realizzato appunto un impianto Gasplasma alle Casotte di 18.500 metri quadrati, capace di utilizzare due tecnologie innovative: prima la gassificazione dei rifiuti poi, grazie alle celle a combustibile prodotte dalla Solidpower di Mezzolombardo, la realizzazione di energia utile per altre aziende. Un processo, vanno dicendo i promotori da settimane, capace di trattare rifiuti senza generare emissioni inquinanti.

Un’assicurazione questa che va di pari passo con un secondo concetto, che Syngas ribadisce spesso: non si tratterebbe di un inceneritore. Le Commissioni riunite assieme hanno ascoltato, fatto domande, chiesto chiarimenti. E poi hanno deciso che comunque altro non si poteva dire, se non no. «Intanto tutto il materiale che viene lavorato, prevede specifici codici Cer, e in questo caso c’è davvero di tutto - osserva Previdi - ma soprattutto l’impianto prevede come codice R1, che significa che tratta i rifiuti come combustibile, quindi è un inceneritore. Se poi tutto viene ridotto a gas che non contiene particelle, questo è quello che dicono loro».

Da qui la decisione: le due commissioni non entrano nemmeno nel merito del progetto tecnico. Solo chiedono che non venga realizzato in Vallagarina. «È stato votato un documento all’unanimità, possono realizzare l’impianto, ma non qui in Vallagarina. Non è egoismo: il nostro territorio ha già dato parecchio al Trentino, basti pensare alla discarica che ha accolto i rifiuti di molta parte del Trentino, la zona industriale, la Pasina. Questo territorio a livello di smaltimento rifiuti e di emissioni potenzialmente inquinanti credo sia abbastanza saturo».

«Il nostro - prosegue Previdi - è un no motivato. Tanto più che esiste un regolamento della Comunità di valle sulla tutela paesaggistica, che escludeva altri insediamenti di questo genere. E c’è stata la recente conferenza dei sindaci della Vallagarina.  Anche perché questo impianto, sperimentale e realizzato a scopo legittimamente privatistico, permetterà un affare. Va bene. Ma non sulla pelle della Vallagarina, che non avrà alcuna ricaduta. Nemmeno le tasse pagheranno qui, ma a Mezzolombardo».

Da qui il documento congiunto contro il gassificatore alle Casotte. Mentre il Movimento 5 Stelle contesta la convocazione perché non pubblicizzata. E osserva: «Risulta evidente come nonostante gli amministratori locali siano contrari, da parte della politica provinciale ci sia un certo interesse nell’occupare l’area per giustificare i milioni spesi finora per allestirla».

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