Gerosa: «Ad Ala a rischio il patrimonio barocco del centro storico»

ALA - «Dopo lo svuotamento di funzioni del centro storico e la sua marginalizzazione ci si aspettava soltanto il suo sventramento architettonico».

Parole durissime quelle di Marco Gerosa (consigliere della circoscrizione Noriglio) contro il Comune di Ala e la sua nuova variante insediamenti storici del Prg, adottata dal commissario ad acta Mario Giovanelli (l'Adige, 4 marzo).

«Il Comune di Ala - commenta Gerosa, che per Rinascita Rovereto s'occupa d'urbanistica e città compatta - è il primo comune candidato ad autodistruggersi. Il barocco dei suoi palazzi sarà la vittima sacrificale, o meglio sacrificabile, dalla follia modernista che ha già lasciato molti ricordi nei moderni agglomerati urbani.

Ovviamente tutto ciò viene raccontato come un bene per il centro storico».

Sotto accusa un passaggio che la giunta provinciale dovrebbe approvare entro aprile. Per Gerosa il Prg alense costituirebbe un pericoloso apripista dal punto di vista delle tipologie architettoniche ammesse nei restauri. «Nelle norme di attuazione del Prg del Comune di Ala - argomenta - si legge che "ogni opera deve essere realizzata nel pieno rispetto dei caratteri dell'edilizia tradizionale locale". Tuttavia quanto segue contraddice tale assunto: "A fronte di un intervento organico che comprenda la totalità dell'edifico è consentito l'uso di materiali diversi, anche parzialmente, purché l'intervento sia coerente con una impostazione rivolta all'architettura contemporanea". In pratica si dà la possibilità di recuperare gli edifici storici con interventi di architettura contemporanea. Ma se ogni opera dev'essere realizzata nel pieno rispetto dell'edilizia tradizionale locale, come può essere coerente l'architettura contemporanea, essendo indefinita e indefinibile?».

La domanda è sospesa, ma sugli esiti Gerosa non ha dubbi. «La variante cancella 50 anni di faticosa tutela dei caratteri architettonici degli insediamenti storici in nome di una non specificata nuova architettura. Verrà detto che tutti i progetti proposti si integrano perfettamente dal punto di vista paesaggistico. Così si decreta la morte del restauro conservativo e un altro passo verso la fine dell'architettura tradizionale che sarà sostituita, se andrà bene, da un suo surrogato di acciaio e vetro». Sul tema interviene anche l'ex consigliere comunale Angelo Trainotti, che a Giovannelli e al presidente della Provincia Fugatti ha chiesto di stralciare la variante sui materiali moderni.

«Ho dato parere negativo alla revisione dell'abaco tecnologico che costringeva a usare solo materiali tradizionali. L'amministrazione motiva l'aggiunta di materiali moderni dicendo che "così è più facile valorizzare il centro, col nuovo accanto al vecchio, ma con sensibilità". Tali materiali, è già successo, comprometteranno e sviliranno il fascino dei modelli costruttivi tradizionali. La mia osservazione, che gli interventi agli edifici storici rispettino l'architettura esistente e i materiali originali, non ha avuto risposta».La diatriba è riconosciuta nella stessa variante, che conclude che "la tradizione va guardata non solo dal punto di vista formale e romantico": contrapporla all'innovazione sarebbe "una forzatura, piegare la ragione al sentimento" poiché il patrimonio tradizionale in centro storico "non è altro che il risultato di una lenta ma continua innovazione".

A sostegno di questa prospettiva, a dire il vero anch'essa intrisa di romantica retorica ("l'unione tra antichi saperi e nuove conoscenze può svelare la memoria dalla profondità del passato") sono citati i progetti di Otto Wagner (1904) e Adolf Loss (1909); più di recente Hollain (1985), Meie (1995) e pure Carlo Scarpa (anni '50). "Prefigurare la variante al piano "un atto vandalico e uno sfregio gratuito" al centro storico è una provocazione immotivata": la qualità delle opere "col linguaggio innovativo dell'architettura contemporanea è garantita da Soprintendenza e commissioni di tutela/edilizie". Insomma, piena fiducia a privati, architetti ed enti di controllo. I recuperi delle tipologie edilizie tradizionali "potranno essere reinterpretati con forme e articolazioni spaziali del tutto nuove e non soggiogate a principi di mimetismo, attraverso soluzioni che richiamino ad un linguaggio dell'architettura contemporanea".

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