L'ultimatum di Malga Melegna «Fate sparire tutti i lupi oppure ce ne andiamo noi»

Malga Melegna è uno dei siti più suggestivi di Folgaria. Si distende per quattro ettari sopra Base Tuono a passo Coe, in un paesaggio alpestre splendido, raro per la ricchezza della biodiversità. Quassù è passata la tempesta Vaia nel 2018 sradicando, con inaudita violenza, decine e decine di alberi secolari. “Un flagello”, racconta Sara De Guidi, 32 anni, un sorriso splendido ed occhi tristi. Sara con la famiglia gestisce la malga. Nel luglio scorso, ricorda ancora, un vento forte da sud/est ha divelto il tetto di una parte della casara. Una squadra di carpentieri sta già predisponendo il nuovo manto di copertura. Questa malga ha impresso nei muri ed in ogni angolo il cognome della famiglia De Guidi di Verona, che da oltre 70 anni la gestisce portando il proprio bestiame in alpeggio. «Ha incominciato mio nonno Giovanni, poi mio padre Luigi , ora ci sono io con mia moglie Carolina ed i miei due figli Sara (32 anni) e Lorenzo (22 anni)» racconta Giovanni, l’attuale conduttore della malga. Ma la famiglia De Guidi pensa seriamente di lasciare la casara di ritornare con il bestiame, 150 mucche, un piccolo gregge di pecore e dei cavalli, a casa. «Non possiamo andare avanti in questa condizione, i lupi non ci danno tregua».

«Si aggirano intorno alla malga anche di giorno - sottolinea Giovanni de Guidi - nell’ultimo mese ci hanno ucciso due vacche e cinque pecore. Non sappiamo più cosa fare per proteggere il nostro capitale, le nostre mucche. Sono quattro generazioni che la mia famiglia porta quassù a Melegna le proprie bestie in estate, è il nostro lavoro, fatto di alzatacce alle 3 o 4 del mattino, di cura del territorio, di mungitura, della caseificazione e di altre mille incombenze. Un sacrificio che si fa solo se c’è la passione che lo sorregge. Nessuno ci dà una mano, nessuno vuole capire che il problema dei grande predatori, lupi ed orsi è enorme. Noi amiamo i nostri animali, non possiamo assistere alla loro decimazione. Ci troviamo indifesi, chiediamo alle istituzioni, ai Forestali, di poter allontanare i lupi».

La titolare ufficiale dell’azienda Agricola De Guidi è Sara. «Le due manze che i lupi ci hanno ucciso - racconta - le ho allevate e svezzate personalmente. Noi ci affezioniamo alle nostre mucche, alle pecore, ai nostri animali. L’invasione dei lupi non è solo un atto violento contro animali indifesi ma è un pugno affettivo. Molte persone da fuori sembrano non capire, ma gli animali fanno parte della nostra vita e vederli ammazzare in questa maniera proprio non va» conclude Sara, mentre la sua voce lascia spazio a qualche lacrimuccia.

Il lavoro in malga non si può spiegare. È un atto di fede, di passione, di vita agreste e rurale, spesso tra la pioggia e le bizze del tempo. Non si è malgari se il cuore non bussa, se la coscienza non ti arride, se non sai apprezzare gli odori della malga, se non si cammina con gli stivali ai piedi, se non capisci lo sguardo di una vacca. «È un momento importante della nostra vita, quassù tra questi monti ritroviamo il nostro passato, scriviamo il presente e sogniamo il futuro. Si va a letto tardi, spesso a mezzanotte, e ci si alza presto, ma si è contenti. Il tintinnio dei campanelli, i primi raggi di sole del mattino, ti ricordano che stai vivendo in un ambiente sereno, silenzioso, dominato dalla natura. Ora i lupi, anche se fanno parte anche loro della natura, stanno rompendo questo incantesimo, anche se tutta la nostra malga (l’unica in Trentino, sostiene Giovanni, ndr) è tutta circondata da una recinzione elettrica che ogni giorno controlliamo. Ma i lupi con i loro giri intorno alla malga spaventano le bestie e queste, impaurite, escono dal recinto e diventano facile preda».

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