La Rurale Vallagarina sbarca a Verona con una filiale nel cuore della città

di Chiara Zomer

Nemmeno il Covid-19 frena i piani della Cassa Rurale Vallagarina. La banca, ormai decisamente uscita dalla fase di transizione post fusione, archivia un 2019 con un ottimo risultato sul fronte economico (si registra un utile di 4,2 milioni, con 700 mila euro lasciati sul territorio in progetti sociali) e un consolidamento quindi delle strategie a lungo termine. A partire dalla più ambiziosa: le due nuove filiali in terra veneta, una a S. Pietro in Cariano e l'altra a Verona città. Dove la Rurale Vallagarina ha in mente di mettere piede a testa altissima: forse già in ottobre si taglierà il nastro nei locali di via Cappello, a 100 metri dalla casa di Giulietta. Insomma, non ci si nasconde.

I timori erano che il terremoto Covid potesse rallentare il progetto. Ha rallentato solo il lavoro degli artigiani, chiamati a allestire i locali. Poco importa: con un po' di ottimismo si spera di inaugurare ad ottobre. E se così andrà, ottobre diventerà il mese fortunato della cassa: è dello scorso ottobre il taglio del nastro dell'ampliamento della filiale di Caprino e del bancomat evoluto di Velo Veronese. Quello che non è stato deciso ancora è se quegli 86 metri quadrati nel cuore della città scaligera saranno semplice filiale della cassa, o anche testa di ponte di Cassa Centrale. «Ma non dimentichiamo il nostro territorio trentino - osservano il presidente Primo Vicentini e il direttore Giuliano Deimichei - in questi mesi siamo impegnati in uno sforzo sull'altopiano, per assicurare servizi». È il problema delle periferie: i numeri faticano a sostenere delle filiali, ma la necessità di essere vicini ai territori delle rurali spinge a ragionamenti conseguenti. Ecco perché a Carbonare si manterrà un'apertura di un paio di giorni a settimana. Ed ecco perché si è deciso di installare a Luserna un bancomat evoluto, che permette di effettuare molte più operazioni di un normale sportello Atm. «Lo abbiamo installato a Velo Veronese, pensando alle necessità delle attività ricettive, e abbiamo visto che è stato molto apprezzato» spiega Deimichei.

Quel che sembra definitivamente archiviata, sul fronte delel strategie, è la ipotetica fusione con la Rurale di Rovereto. Ad annunciarlo ai 7.500 soci, nelle considerazioni conclusive al bilancio, il presidente Vicentini e tutto il Cda, con parole nettissime: «Sospesa, se non archiviata, l'ipotesi di un nostro intervento di salvataggio della Cassa Rurale di Rovereto a cui eravamo stati chiamati nel marzo 2019 dalla Cassa Centrale, prosegue il percorso di rafforzamento patrimoniale della banca».

Si volta pagina, insomma. Così come si volta pagina, archiviandolo, al lungo percorso di transizione dovuto alla fusione del 2017. Erano molti gli aspetti complessi di quell'operazione. La difficoltà forse maggiore, quella di trasformare tre banche in un'unica squadra. A due anni dalla firma, evidenzia il direttore Giuliano Deimichei, il risultato è raggiunto: «Io credo che il percorso sia stato molto positivo. Penso che abbiamo valorizzato le nuove professionalità che sono entrate e che, nello stesso tempo, hanno rafforzato la nostra squadra».
Quanto ai numeri, raccontano proprio di questo percorso. E dicono che la fusione è ampiamente archiviata: oltre all'utile, a quota 4.259.000 euro, sono positivi tutti gli indici: la raccolta aumenta del 3%, rimanendo ampiamente oltre quota di un miliardo, gli impieghi tengono bene, con 500 milioni totali, e 90 di nuovi prestiti erogati solo nel 2019, segno per altro della vitalità del tessuto economico (soprattutto quello veneto, per la verità) di riferimento. Con i crediti deteriorati a quota 6% del totale e il patrimonio cresciuto oltre gli 80 milioni, insomma, la Cassa Rurale Vallagarina comincia ad affrontare le conseguenze di Covid con le incertezze di tutti, ma con la tranquillità di partire da una posizione di grande solidità.

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