Vallagarina, tanta voglia di casa ma pochi soldi in tasca Il miraggio dell'alloggio Itea

di Nicola Guarnieri

Leggendo i numeri semplicemente per quello che sono, si direbbe che la fame di alloggi pubblici sia stata saziata. Ma non è così. È vero che le richieste di abitazioni o di sostegno all’affitto girate alla Comunità della Vallagarina sono dimezzate nel giro di sette anni ma il vero taglio lo si deve alla nuova legge nazionale che impone la residenza in Italia da 10 anni più i 3 richiesti dalla Provincia di Trento. Insomma, sul versante extracomunitari bisogna essere di fatto italiani per poter accedere agli aiuti pubblici.

A queste riduzioni per ragioni di carta d’identità, però, vanno aggiunti anche i redditi e le pensioni di garanzia erogati dallo Stato che hanno sforbiciato un’altra fetta di potenziali inquilini. Alla fine, dunque, anche se in tre mesi (nel 2019, epoca pre-Covid) la Comunità di Valle ha raccolto solo 492 domande di casa Itea (283 di cittadini italiani ed europei e 209 di extracomunitari) e 584 di integrazione all’affitto (408 europei), la miseria diffusa lungo l’asta dell’Adige non è affatto calata. La società, d’altro canto, si sta inesorabilmente impoverendo e, di conseguenza, molte famiglie non riescono a ricorrere al libero mercato senza svenarsi.

Se a questo, poi, si aggiunge un modo di vivere decisamente mutato rispetto al passato ecco che trovare casa in affitto diventa una priorità. E non si tratta di affitto sociale, di alloggi destinati a chi proprio non riesce a sbarcare il lunario, ma di case per la fascia media (che ormai tende al basso ed è in caduta libera) che, pur lavorando, non può permettersi il «lusso» di un canone normale. Se si vuole trovare un dato positivo, però, si può dire che tra i motivi della riduzione di interventi c’è l’alto numero di alloggi distribuiti l’anno scorso soprattutto ad italiani: ben 117.

Tra Rovereto e Vallagarina, facendo i conti a spanne, sono comunque quasi duemila le persone che rientrano nella cosiddetta fascia grigia, quella troppo «ricca» per accedere alle tradizionali graduatorie sociali (l’Itea per capirci) ma troppo povera per affrontare i prezzi di mercato o, peggio, i mutui sull’acquisto. La società, d’altro canto, è cambiata radicalmente e tra disagi di convivenza e soprattutto lavoro sempre più precario si sfugge dal mattone di proprietà puntando appunto sulla locazione. Perché la casa rimane un bisogno primario ma anche le esigenze, e soprattutto i soggetti alla ricerca disperata di un tetto, sono variate nel tempo. A sperare nell’Itea o nell’integrazione del canone sostenibile rimangono comunque per la maggior parte cittadini lagarini. Ovviamente la maggior parte dei richiedenti punta su Rovereto perché centro dei servizi ma ogni comune lagarino ha a disposizione degli alloggi.

«La preferenza espressa circa l’ambito territoriale richiesto vede prevalere nettamente Rovereto (l’hanno indicata in 379, pari al 77,03% del totale domande ammesse). - spiegano alla Comunità della Vallagarina - Segue Ala, indicata da 24 richiedenti (pari al 4,87%) e Mori da 37 (7,52%). L’auspicio che il richiedente alloggio pubblico possa richiedere anche le zone periferiche si scontra con la realtà oggettiva che si orienta inevitabilmente verso i contesti che garantiscono una gamma di servizi più ampia ed efficiente».
Per quanto riguarda la composizione delle famiglie, la stragrande maggioranza è composta da 1 a 3 persone con netta prevalenza di italiani; oltre i 4 membri svettano gli stranieri. Il contributo integrativo dell’affitto sul libero mercato, invece, ha avuto un calo grazie all’intervento statale del reddito di garanzia.

Va considerato che la media lagarina degli alloggi è di 474,26 euro mensili. E, curiosamente, la città della Quercia non è nemmeno la più cara (parliamo di 484,19 euro) visto che la palma di case popolari più costose spetta a Nogaredo (536,67 euro), Villa Lagarina (509,71) e Mori (495,94). Per contro, i più a buon mercato sono Trambileno (300 euro) e Ronzo Chienis (360).

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