Avio: una folla immensa per l'ultimo saluto a Elisabetta Campostrini

di Barbara Goio

Una folla immensa  ha dato oggi l’ultimo saluto nella chiesa della Pieve di Avio a Elisabetta Campostrini, strappata l’altroieri alla vita da una terribile malattia, ad appena 52 anni. E la sua, di vita, ne ha toccate parecchie, in alcuni casi ne ha anche salvate.

Grande affetto e dolore, soprattutto dai tanti volontai come lei, nell’addio a una grande donna che è stata maestra d’asilo, soccorritrice di rianimazione pediatrica, istruttrice di medicina d’urgenza pediatrica, organizzatrice di corsi di pronto soccorso, volontaria nell’assistenza piste in montagna, e con il suo cane di nome Dea, volontaria attivissima alla Scuola provinciale cani da ricerca e da valanga.

La passione di Elisabetta da sempre sono stati i bambini. All’inizio aveva lavorato come insegnante di scuola dell’infanzia per due anni a Trento al Tambosi e poi un anno a Molveno. Quindi nel 1994 è tornata ad Avio dove si è sempre messa in gioco. «Abbiamo condiviso tanti progetti - ricorda la collega all’asilo di Avio Lorena Mabboni - lei aveva un entusiasmo incredibile, era una trascinatrice, ed era sempre alla ricerca di nuove idee per coinvolgere i più piccoli, che la adoravano. Tanti anni fa Elisabetta è stata la prima a voler portare dei corsi di psicomotricità all’asilo: adesso si tratta di una disciplina apprezzata e diffusa, ma lei era stata una pioniera, e i genitori l’avevano appoggiata in pieno. E poi era instancabile, non si scoraggiava mai: abbiamo fatto anche uscite di tre giorni con i bimbi dell’asilo, a Candriai e in Bordala, e anche con bambini che richiedevano attenzioni». Difficile trovare un evento particolare da ricordare. «Sono stati tantissimi i momenti belli vissuti insieme - riprende la maestra Lorena - non l’ho mai vista arrabbiata, sapeva vedere il positivo anche dove c’era il nero più nero. Adesso è davvero dura, senza di lei».

Il male aveva iniziato a colpire tre anni fa, ma Elisabetta aveva reagito ed era rientrata al lavoro, anche dopo il secondo intervento. Poi, un anno e mezzo fa aveva dovuto sospendere l’insegnamento. Riprende Lorena: «L’ultima attività insieme era stata una gita aa Parco Faunistico di Spormaggiore, ma lei si teneva sempre in contatto. Ancora la settimana scorsa ci eravamo sentite e lei voleva tenersi aggiornata. Aveva una grande forza».

Soprattutto, Elisabetta Campostrini sapeva aiutare gli altri. «Ha tenuto corsi sanitari sul pronto soccorso pediatrico in tutte le farmacie del Trentino - ricorda Stefano Rigo, anche lui istruttore presso l’Orsa Maggiore - è stata soccorritrice da una vita, seria, estremamente preparata, sempre a disposizione del prossimo: quando era in equipaggio, aveva davvero una marcia in più. Le piaceva anche la montagna e abbiamo lavorato insieme a fare soccorso piste prima a Folgaria e poi a Brentonico. Una persona d’oro, una vera amica».

«Era sempre presente - riprende Romina Rossi, vicepresidente della Scuola provinciale cani da ricerca e da catastrofe - sia nell’affiancarci con le ricerche che nelle dimostrazioni della Protezione civile, nelle manifestazioni e nelle scuole. Ci sapeva fare con i bambini, e riusciva a comunicare il nostro operato: da tempo era un’ottima soccorritrice, ma quando nel 2013 ha preso questa cucciola, la Dea, una Bloodhound, ovvero un cane con una grande predisposizione per la ricerca molecolare delle persone, per lei fare la volontaria all’unità cinofila è stata una scelta naturale. Purtroppo le sue condizioni di salute le hanno impedito di affrontare gli esami di secondo livello, ma ha partecipato operativamente a tantissime ricerche». Riprende: «Adorava i bambini, amava i cani, e il suo bagaglio di conoscenze sanitarie la rendeva davvero preziosa. Inoltre, non diceva mai di no ad un’emergenza, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Ci mancherà moltissimo».

Anche Marco Rigo, istruttore di rianimazione pediatrica all’associazione Orsa Maggiore ricorda la collega Elisabetta: «Ci manca tanto, abbiamo fatto tanti turni insieme; e nonostante lei fosse volontaria, era lei a coordinare le uscite, perché era bravissima. E poi teneva su il gruppo, si dava da fare per farci sentire uniti. Stiamo pensando di dedicarle qualcosa: glielo dobbiamo».
«Un grande vuoto, una mancanza che ci lascia senza parole». Ettore Piffer, presidente dell’Associazione Orsa Maggiore conosceva Elisabetta da oltre trent’anni. «Dal 1990, quando ci siamo conosciuti al primo corso dell Stella d’Oro ad ora - ammette Piffer - è passato tanto tempo, ed ora è davvero molto difficile dirle addio: lei, tutto il coraggio che poteva mettere in questa prova, l’ha messo. Ora non resta che convivere con un profondo senso di impotenza». Riprende: «Mi ha insegnato tanto, e dal punto di vista professionale era imbattibile. È stata una dei primi soccorritori laici, ovvero non sanitario, ad occuparsi di pronto soccorso pediatrico: era meticolosa, capace, concentrata, una persona su cui riporre la massima fiducia. Ma poi Elisabetta era anche tanto altro perché oltre ad essere una meravigliosa soccorritrice, emergono valori importanti, che restano. Betta ha vissuto una vita intensissima, finché le è stato concesso».

(Foto del funerale Gianni Cavagna)

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