La Martinelli al capolinea Società all'asta per 10,7 milioni

di Nicola Guarnieri

Da tempo è stato suonato il Requiem per la storica ditta di autotrasporti Martinelli. La «Mt trasporti», costola nata dall’impresa dei fratelli alensi nel tentativo di salvare il salvabile, è stata dichiarata fallita nel febbraio 2017. E nell’aprile successivo il tribunale ha chiesto il fallimento della casa madre, fino a quel momento coperta da concordato.
Da svariati mesi, però, nel piazzale di Marani non si muove una foglia. Ma quegli spazi potrebbero tornare ad animarsi con un’altra attività se qualcuno decidesse di acquistarli.

Dopo una prima asta andata deserta, il prossimo 23 ottobre ci sarà un’altra vendita all’incanto e le cifre sono pesanti: 10 milioni 732.144 euro in totale per assicurarsi il compendio che ha fatto la storia dell’industria del Basso Trentino. Perché la Martinelli è stata a lungo una delle realtà più importanti - sia dal punto di vista occupazionale che di fatturato - del mondo dell’autotrasporto prima che la crisi falcidiasse il settore.

La partita in tribunale, come detto, è di quelle importanti. Alla prima convocazione l’assegno da staccare superava i 13 milioni di euro; ora, grazie ai ribassi necessari per attirare «clienti», si è scesi a poco più di 10. Sempre tanti ma appetibilu per un imprenditore che vuole investire in un uno dei luoghi strategici della Vallagarina: il compendio si affaccia infatti direttamente sulla statale nell’abitato di Marani, cioè a metà strada tra i caselli autostradali di Ala-Avio e Rovereto Sud. Per una ditta di autotrasporto, ma anche per chi movimenta in generale merci, un’ubicazione ideale. Parte dell’area è indisponibile, perché all’epoca su quel comparto era stato acceso il leaseback della Provincia. Resta un’altra parte, per altro gravata da ipoteche pesanti (su tutte quella degli istituti di credito e di Equitalia): si tratta di due capannoni, una palazzina uffici e un magazzino, messi all’asta in un unico lotto. Assieme ai terreni agricoli attigui.

È ovvio che l’obiettivo dei curatori fallimentari Raffaella Prezzi e Saudo Maistri sarà quello di capitalizzare il più possibile, per coprire al meglio l’esposizione debitoria nei confronti dei creditori (su tutti le banche e il fisco). Ma evidentemente la speranza per il territorio è che prima o poi quell’area torni protagonista di un’impresa industriale, capace magari di portare nuova occupazione in Bassa Vallagarina.

La fine della Martinelli Trasporti, d’altro canto, è una ferita ancora aperta. Soprattutto per come è arrivata. Le difficoltà economiche dovute alla crisi e al crollo del settore sono infatti andate di pari passo a proteste importanti da parte dei lavoratori e da altrettanto serie contromisure per sedarle: sulla retta di Marani si sono visti i fumogeni sparati sugli operai, roba da anni Settanta. Anche per questo chiudere quella pagina riaprendone un’altra aiuterebbe a passare oltre.

Al di là dell’epilogo per certi versi drammatico, la Martinelli fino ad allora era un’impresa solida, capace di avere a libro paga 120 dipendenti. Con la contrazione del mercato partita nel 2008 i titolari hanno provato a reggere l’urto ma nell’autunno 2013 il comparto merci è crollato ovunque nel mondo e i nodi sono venuti al pettine portandosi appresso la cassa integrazione per tutti i lavoratori della ditta alense.
Per sopravvivere, mentre la Martinelli Trasporti veniva ammessa alla procedura di concordato, si è cercato di resuscitare l’attività attraverso una nuova società, la «Mt», che ha dato un orizzonte a 66 dei licenziati. Era il 2014 ed è durata troppo poco. A inizio febbraio 2017, infatti, è arrivato l’annuncio del fallimento. Seguito due mesi dopo da quello della casa madre. E tutti i beni immobili sono finiti all’asta portandosi via una storia industriale nata negli anni Ottanta.

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