Sorpresa: la ex cava di Ala diventerà una mega-discarica per rifiuti di tutto il Trentino

di Nicola Guarnieri

La cava diventerà discarica e poi, dopo 14 anni, un parco pubblico o un vigneto, a seconda del gradimento dell’amministrazione che verrà. È questo in sintesi il progetto avallato dalla Provincia per la trasformazione della Cava di Pilcante, sito estrattivo in via di esaurimento che da circa tre lustri tiene banco in Vallagarina con proposte e bocciature ricorrenti.

L’area è quella a Nord di Pilcante, a ridosso del kartodromo. Ed è una porzione di terreno importante, circa 10 ettari, che la famiglia Manara sfrutta per la sabbia ma che adesso vuole riempire con rifiuti non pericolosi e poi rinverdire con piante ed erba. Il tutto con un progetto studiato nei dettagli e orientato verso la sicurezza totale: non solo il suolo ma anche aria, acqua e rumore.
Il dibattito è aperto praticamente da una vita ma le rassicurazioni dei proprietari - che hanno affidato il compito di studiare la sistemazione della zona alla società Montana di Milano - sembrano esaustive. Specie sul futuro di quel grande appezzamento alle porte di Ala. Che, come detto, sarà rimandato ad una decisione del Comune.

A preoccupare maggiormente la popolazione, però, è la ripercussione della nuova attività - che, attenzione, porterà nuovi posti di lavoro e dunque occupazione «fresca» - sulla vita di tutti i giorni. Soprattutto il traffico e lo smog generato dai camion. Che saranno tanti visto che la nuova discarica si propone di accogliere gli inerti del Trentino. E i numeri sono importanti: 2 milioni 66 mila metri cubi di materiale (si parla di circa 300 tipi di rifiuti di varia natura) accumulati in un decennio. Tradotto in peso, vuol dire che ogni anno arriveranno a Pilcante 400 mila tonnellate di roba con 64 mezzi pesanti in entrata al giorno con picchi, nelle giornate di lavoro intenso, di 128 camion. È questo aumento del traffico ad allarmare perché insisterà su un’arteria, la Sp90, che quotidianamente sopporta 2.800 veicoli oltre ai 1.600 in uscita o entrata dal casello dell’A22 di Ala-Avio. L’idea, però, è ricucire la ferita della Bassa Vallagarina a 600 metri dal paese di Pilcante. Uno squarcio che ha cambiato il paesaggio di mille anni fa ma che attraverso una discarica, opportunamente ricoperta, può tornare una sorta di oasi verde. Secondo i proprietari della cava, tra l’altro, avrebbe effetti benefici sull’ambiente perché ridurrebbe drasticamente il via vai di mezzi pesanti che trasportano inerti dal Trentino verso Brescia. E i rifiuti conferiti qui aiuterebbero, detta in termini grossolani, a riempire la grande buca lasciata dall’estrazione industriale di sabbia. Gli effetti sull’aria (leggasi polveri), acqua (falda e fiume Adige, lontano solo 150 metri), suolo e rumore, stando alle analisi computerizzate e ai modelli studiati ad hoc sarebbero molto al di sotto dei limiti di legge.

I lavori per passare da cava a discarica, comunque, sono suddivisi in sei lotti e dentro il sito si prevedono cinque enormi serbatoi per la raccolta del percolato. Una volta tappato il buco, poi, sarà posizionato uno strato di argilla spesso 50 centimetri come impermeabilizzante e sopra si ammasserà terriccio alto un metro per consentire la piantumazione futura con prato, arbusti, carpino bianco, tiglio, sambuco, pero selvatico e rosa canina.

Per quanto riguarda la tipologia di rifiuto conferito, si passa dai minerali da estrazione a ghiaia e pietrisco, da fanghi a terriccio, da ceneri a scorie varie, da cemento a mattoni, da ceramica a vetro. In tutto, circa trecento tipi di scarti classificati non pericolosi. Che, come detto, riempiranno il vuoto lasciato dalla sabbia scavata e venduta all’edizilia trentina per decenni restituendo uno skyline da cartolina ambientale e offrendo alla comunità un nuovo parco pubblico di dieci ettari.

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