Il dolore per Roberto Fontana «C'eri per tutti, nel modo giusto»

di Luisa Pizzini

Le botte che il diciassettenne di Pomarolo ha riportato cadendo dallo scooter sul quale viaggiava assieme al papà di ritorno dal Torneo della pace nel tardo pomeriggio di sabato al Mossano di Isera, guariranno. Non sono gravi per fortuna e recupererà presto anche grazie al sostegno della sua famiglia ed all’affetto degli amici che in queste ore non lo hanno lasciato solo. Ma non sarà un’esperienza da dimenticare in fretta, perché in quella caduta ha perso il suo papà. Roberto Fontana, 51 anni, è morto per la gravità delle ferite riportate nell’urto contro il guard rail.

«Avevamo tanti progetti insieme, la sua morte lascia una tristezza indescrivibile» racconta il fratello maggiore di Roberto, Mauro Fontana. È toccato a lui dare la terribile notizia alla mamma ed alla zia che vivono come lui nella casa di Pedersano, paese di cui è originario Roberto. Erano molto legati e dopo aver affrontato la morte prematura del loro papà, scomparso per un malore poco più che cinquantenne, ora si trovano a condividere anche questo immenso dolore assieme ai figli di Roberto, la primogenita di 19 ed il ragazzo che era con lui, ed alla moglie Laura Gasperotti.

«Mio fratello era un persona molto estroversa - continua il fratello Mauro - sapeva stare con tutti nel modo giusto ed era sempre disponibile per tutti. Siamo sempre stati molto uniti, andavamo molto d’accordo, quello che non arrivavo a fare io, lo faceva lui, anche per la mamma e la zia a cui teneva molto. Voleva un bene dell’anima ai suoi figli ed era legato anche al suo cane Lucky».

Le ultime parole che si sono scambiati sabato pomeriggio ora risuonano come un saluto nella testa di Mauro: «L’avevo chiamato senza un motivo, soltanto perché avevo voglia di parlare con lui e mi aveva detto che si era a Mori a seguire la partita di suo figlio». Poi la terribile notizia a cui non voleva credere: «Mia cognata non sapeva ancora cosa fosse successo a Roberto e mi sono precipitato in pronto soccorso a Rovereto per chiedere informazioni. Non c’era e richiamando lei ho sentito la voce di mio nipote, era in lacrime e mi ha detto “Zio, papà non c’è più”. Speravo di non dover più rivivere quel dolore che ho conosciuto con la morte di mio papà. Invece eccoci di nuovo».

Roberto era sempre pronto a fare la sua parte anche fuori dall’ambiente familiare: «È stato per molti anni nel direttivo degli alpini di Villa Lagarina - ricorda il fratello Mauro - e si attivava anche per altre cose con il parroco di Pomarolo. Era coinvolto nell’organizzazione di feste per la gente del paese e nel mondo sportivo, da dirigente per l’U.s. Vallagarina e poi accompagnando suo figlio agli allenamenti con l’Us Nuova Alta Vallagarina. Ricordo che una volta si portava a casa perfino le magliette dei ragazzi da lavare, aveva un grande senso di responsabilità». Anche per questo le società gli hanno dedicato un pensiero sulle rispettive bacheche e un minuti di silenzio prima di giocare al Torneo della pace (nella foto).

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