Caccia al cinghiale sul Baldo Dal Veneto via libera ai fucili

di Barbara Goio

L’affondo arriva dal Veneto: l’assessore regionale all’agricoltura caccia e pesca, il leghista Giuseppe Pan, ha ufficialmente presentato la proposta per aprire alla caccia al cinghiale in via sperimentale nella parte veneta del Monte Baldo. A partire dalla prossima stagione faunistico venatoria, i cacciatori potranno essere autorizzati a sparare. Quello che insomma era già possibile in Lessinia (dove è concesso un prelievo contingentato di 800 capi l’anno) in via «sperimentale» dal 2010, ora potrà comprendere anche la montagna che si affaccia sul Garda. Resta inteso che dovrà essere rispettato un piano regionale di controllo del cinghiale approvato ancora nel 2017 su tutta la regione Veneto, compresi parchi e aree protette.

Resta ora da capire come potrà essere portato avanti un disegno del genere in un territorio complesso e sostanzialmente omogeneo (nonostante appartenga a due province diverse), e che proprio sulla base di questa sua unitarietà si era candidato a diventare patrimonio Unesco. «So che il problema è molto sentito - ammette Quinto Canali, assessore comunale a Brentonico e tra i promotori della candidatura - anche perché gli animali stanno salento a quote sempre più elevate e stanno rovinando prati e campagne. Quando ci incontriamo tra rappresentanti dei comuni del Baldo, questo è un tema che emerge sempre più spesso».

«Anche se non sono certo un entusiasta della caccia - ammette il sindaco di Brentonico Christian Perenzoni - vedo con favore questa iniziativa del Veneto. I cinghiali, che non sono animali autoctoni ma sono stati introdotti, sono un pericolo per la flora e la fauna locali. Il Baldo, considerato il Giardino d’Eurpa, è l’unico posto a livello mondiale in cui lo studio della botanica affonda nei secoli: la sua biodiversità è davvero unica. Inoltre i cinghiali, onnivori, uccidono i cuccioli di altri animali mettendo in pericolo gli equilibri naturali: i cinghiali sono pericolosi come il pesce siluro nel Po. Per ora è prevista quella che si chiama “eradicazione”, ovvero la possibilità di sparare al cinghiale mentre si va a caccia di altre specie; un livello superiore è quello di “controllo” che prevede proprio la caccia specifica. Il fatto che si voglia mettere un argine alla proliferazione di questi animali per noi è un fatto positivo».

«È un problema serio, solo l’altroieri a Caprino ne sono stati avvistati ben 43» precisa Andrea Bertoni, presidente della sezione cacciatori di Brentonico, che spiega: «Da tempo chiediamo che anche la zona del Baldo sia inserita, come già lo sono Nago-Torbole ed Ala Avio nella fase di controllo, così da poter fare barriera all’espandersi di questa specie che distrugge pascoli e coltivazioni. La domanda doveva essere presentata al Comitato faunistico, che però ora è stato soppresso: dobbiamo ora attendere che venga promosso un tavolo di consultazione».

La proposta veneta è arrivata l’altra sera a Caprino Veronese durante un incontro con cacciatori, agricoltori, rappresentanti istituzionali e tecnici del Veneto. «La sperimentazione nel comprensorio del Garda-Baldo - ha detto Giuseppe Pan - potrebbe partire per un anno già da quest’inverno, consentendo la caccia al cinghiale da novembre a gennaio, sabato e domenica compresi».

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