Il dottor Lunardi va in pensione Una vita per i suoi pazienti

di Tommaso Gasperotti

Quando i suoi pazienti si sono visti recapitare a casa la lettera con cui si chiedeva loro di scegliere un nuovo medico di base in molti sono caduti dalle nuvole. Con il primo gennaio il dottor Francesco Lunardi, da oltre trent’anni medico condotto a Villa Lagarina, andrà in pensione. E con lui un’intera carriera al fianco dei più deboli, dei malati e di una comunità, quella della Destra Adige, cresciuta molto in questi ultimi anni. «Ho detto loro di stare tranquilli. Qualche paziente si è addirittura messo a piangere, ma cambiare medico mica è la fine del mondo», sorride Lunardi.

A succedergli sarà un giovane di Pomarolo, Roberto Adami, classe 1985, un figlio d’arte: suo padre Gian Pio, altro grande medico di famiglia, era entrato nel cuore di molti pazienti della Destra Adige per doti umane e capacità professionali. «Assieme a Gian Pio, e ai dottori Cescatti e Boscato, nel 2000 inaugurammo il Centro servizi sanitari “Il Rovere” in via Salisburgo, per essere disponibili a chiunque avesse bisogno», racconta dal suo studio il dottor Lunardi, arrivato in Trentino da Padova nel 1984, dopo la laurea in medicina. Primo impiego: guardia medica nel carcere, dove viene nominato responsabile del servizio medico penitenziario di Trento e poi di Rovereto («una delle esperienze più belle, mi ha dato tantissimo», ricorda). Poi, nel 1987, l’inizio dell’attività come medico di base a Villa Lagarina, dove ricopre anche il ruolo di ufficiale sanitario. E dove il legame con i pazienti e la comunità si rafforza giorno dopo giorno. Sua l’intuizione di attivare, a titolo di volontariato, il primo club di alcologia della zona. Sua la costante disponibilità nell’aiutare il prossimo anche fuori dal lavoro, seguendo i tossicodipendenti della comunità terapeutica di Voce Amica, ma anche i giovani calciatori dell’Us Vallagarina, prima dell’introduzione delle visite medico sportive obbligatorie.

«Quando ho cominciato questo mestiere il rapporto tra medico di famiglia e paziente stava già cambiando. Prima era più distaccato, freddo. Oggi è costruito sulla fiducia e va oltre la mera valutazione della malattia: è importante considerare anche i contesti famigliari e quei momenti di fragilità, dovuti a un lutto, una brutta notizia o ad altre difficoltà improvvise, che colpiscono tutti noi».

Un rapporto nel quale doti professionali e umane vanno a braccetto, che il dottor Lunardi spera non cambi. «Il timore che si torni a un rapporto più istituzionale c’è. Ci sono sempre meno medici,  a fronte di un bisogno crescente, e quelli appena formati vengono immediatamente assorbiti dagli ospedali, che poi però scaricano il gran numero di pazienti sui territori. La direzione, indicata a livello nazionale, è quella di creare grandi distretti di medicina di gruppo, ma ciò vorrebbe dire ridurre il ruolo del medico di famiglia. A ciò si aggiunge la burocrazia, che disturba tantissimo questa professione».

Oltre al numero, anche la tipologia di pazienti negli anni è cambiata, e con essa le problematicità legate alla salute: «Quando  ho cominciato avevo 450 pazienti, oggi sono 1.500 e sempre più in là con l’età. Prima ho visitato una signora: nel 1987, quando iniziai, aveva 60 anni. Oggi ne ha 90 e sta bene. - aggiunge il medico, ringraziando con grande affetto tutti i suoi pazienti - Sono stati tutti bravi e rispettosi».
Ed ora? «Chiudo con la medicina. - traccia un bilancio - Unico neo la vicenda giudiziaria che mi ha chiamato in causa, di cui mi ritengo completamente estraneo. Per il resto tante, tantissime soddisfazioni. Chiuso anche l’impegno politico (vent’anni tra i banchi del consiglio comunale di Villa, come consigliere d’opposizione e presidente del consiglio, ndr), ora mi dedicherò ai miei nipotini, all’orto e al mondo del volontariato».

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