«Non ho visto la moto, non so perché» Omicidio stradale in A22, 35enne scarcerato

Nella serata di martedì Marco Osti, il trentacinquenne di Ala accusato di omicidio stradale aggravato in carcere da lunedì a Verona, ha portuto fare ritorno a casa. Dopo aver convalidato il suo arresto avvenuto in seguito al grave incidente stradale in A22 in cui ha perso la vita il cinquantaseienne Corrado Ferraro, dirigente della Fondazione Arena di Verona, il giudice per le indagini preliminari ieri a Verona ha rigettato la richiesta avanzata dal pubblico ministero per la custodia cautelare in carcere. Ha deciso invece per l’obbligo di dimora di Marco Osti, che non potrà uscire di casa dalle 20 alle 7.

Ieri mattina il trentacinquenne lagarino è stato raggiunto in carcere dal suo legale, l’avvocato Mauro Bondi. Al suo fianco ha risposto alle domande del Gip durante l’udienza di convalida. «Non ho visto la moto, non so perché» ha tentato di spiegare ricostruendo quei terribili momenti vissuti nella notte tra domenica e lunedì in prossimità del casello autostradale di Verona Nord. Ha spiegato di non aver visto davanti a sè in autostrada la moto guidata da Corrado Ferraro, ma non ha saputo raccontare come sia potuto accadere quel violento tamponamento. Per quale motivo non si sia accorto della sua presenza.

Le rilevazioni fatte con l’alcoltest a Marco Osti dalla polizia stradale di Verona dopo l’incidente hanno registrato un tasso alcolico sopra il limite consentito (1,47 e 1,42 grammi di alcol per litro di sangue). Da qui l’ipotesi di reato di omicidio stradale aggravato dallo stato di alterazione del conducente. I test hanno quindi accertato che era ubriaco mentre si trovava alla guida della Citroen «C4» che ha provocato l’incidente. Ma come precisava ieri il suo legale, nonostante lo stato d’ebbrezza, Marco Osti dopo l’impatto ha chiamato i soccorritori ed è rimasto sul posto, ad attenderli. Era sufficientemente lucido quindi per rendersi conto della gravità della situazione. Su di lui pesa anche il precedente per la sospensione della patente per guida in stato d’ebbrezza, un precedente che però non è legato ad incidenti e che risale a nove anni fa.

Sul corpo di Corrado Ferraro, persona molto conosciuta a Verona per la sua lunga carriera in ambito musicale e manageriale all’interno della Fondazione Arena di Verona, verrà eseguita l’autopsia. Aiuterà forse a chiarire qualche aspetto legato a questo tragico schianto. Sarà molto difficile invece cercare di trovare risposte alle cause dell’incidente analizzando i due mezzi coinvolti: sia lo scooter guidato da Ferraro che l’automobile di Osti si sono incendiate dopo lo scontro e sono andate completamente distrutte.

A confermare le parole di Marco Osti, ossia il fatto che non ha proprio visto lo scooter che viaggiava davanti a lui, c’è un particolare rilevato dagli agenti della stradale intervenuti sul posto quella notte: la mancanza di qualsiasi segno di frenata.
Il resto di questa triste vicenda verrà chiarito in tribunale, durante l’eventuale processo che potrebbe vedere Marco Osti imputato per omicidio stradale aggravato. Forse si riuscirà a far chiarezza sulla dinamica, ma certamente non servirà a riportare in vita Corrado Ferraro.

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