Muri a secco: un'arte riscoperta

Il territorio della val di Gresta è formato dai tipici terrazzamenti in muri a secco che danno forma alla valle. Ma negli anni Settanta ed Ottanta però l’abbandono della terra da parte degli agricoltori ha portato al degrado del territorio e, di conseguenza, anche di quelle che possono essere considerate opere d’arte ossia i muri a secco. «Ritrovare l’antica arte della costruzione dei muri a secco diventa così un modo per mantenere il patrimonio esistente e recuperare la parte che negli anni è andata degradandosi per mancanza di manutenzione. Tra l’altro  attraverso tecniche sostenibili nel mantenimento e risanamento. Questo è ormai più di un desiderio, è una necessità». A parlare così è Piera Benedetti, sindaca di Ronzo Chienis dove nel mese di marzo si è concluso il corso teorico pratico per la costruzione di muri a secco che ha visto la partecipazione di sedici persone. Il corso permette l’accesso all’eventuale corso di secondo livello valido per conseguire la qualifica professionale  di «costruttore di muri a secco». 
Il percorso è iniziato il 7 marzo scorso con un primo incontro aperto al pubblico e proseguito poi per altri tre incontri teorici seguiti da tre lezioni pratiche in cantiere: i corsisti, sotto la guida degli esperti della Scuola trentina della pietra a secco hanno realizzato, su un terreno di proprietà comunale,  un manufatto in pietra a secco. 
«A Iva Berasi, direttore di Accademia della montagna, ai maestri artigiani della Scuola trentina della Pietra a secco va il ringraziamento dell’amministrazione comunale - conclude la sindaca - per aver trasmesso ai corsisti le tecniche di costruzione e di manutenzione di questi capolavori  candidati ad entrare tra i Beni essenziali dell’umanità Unesco nel 2019».

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