Blitz di finanza e carabinieri Perquisita la sede di Arcese

di Matthias Pfaender

Blitz di Guardia di Finanza e Carabinieri ieri mattina alla sede di Mori Stazione di Arcese Trasporti, il colosso del trasporto su gomma. I militari della compagnia e della tenenza di Riva del Garda hanno effettuato una approfondita perquisizione degli ambienti operativi ed amministrativi del reparto officina e prelevato documentazione contabile riferita agli ultimi cinque anni di attività. Nello stesso momento altri militari dei reparti trentini eseguivano in Veneto ed in Lombardia altre due analoghe operazioni di perquisizione e sequestro in altrettante sedi di rivenditori industriali di materiale da officina e pezzi di ricambio per autoarticolati.

I tre blitz nell’ambito dell’inchiesta «Tre Carte» della procura di Rovereto coordinata dal pubblico ministero Fabrizio De Angelis, che indaga su una presunta associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della azienda trentina. Ieri a Rovereto i militari hanno anche notificato l’iscrizione al registro degli indagati a due dipendenti dell’Arcese, uno inquadrato nel reparto officina ed uno in quello amministrativo, che sarebbero, secondo l’ipotesi investigativa, i principali protagonisti di un piano criminale che avrebbe causato all’azienda negli ultimi anni un danno elevato, di diverse centinaia di migliaia di euro. Ma siamo solo agli inizi: la pista seguita dagli investigatori conduce ad un impianto criminoso nel quale devono forzosamente essere coinvolti più soggetti, a cominciare dai contatti che i due dipendenti infedeli avrebbero nelle società esterne di fornitura di pezzi di ricambio.

L’operazione di ieri è il punto culminante dell’attività investigativa svolta negli ultimi mesi dalla procura di Rovereto a seguito di una denuncia della stessa azienda, che per prima si sarebbe accorta di presunte condotte illecite ai propri danni da parte di alcuni dipendenti. Dalla denuncia generica per truffa ed approrpiazione indebita si è arrivati, nel corso delle indagini, all’individuazione di un vero e prorio meccanismo criminoso in essere ai danni dell’azienda che coinvolgerebbe più persone e quindi all’ipotesi penale di associazione a delinquere.
Il quadro operativo di come si sarebbero concretamente verificate le condotte illecite è ancora tenuto sotto riserbo dagli investigatori.

Ma a livello generale si tratta di un giro di false fatturazioni e di ammanchi di materiale di officina rivenduto poi sul mercato nero con la complicità o l’esplicita collaborazione di personale complice delle ditte fornitrici. I dipendenti indagati avrebbero, secondo l’ipotesi accusatoria, gonfiato gli ordinativi di materiale, rivendendo poi le eccedenze sottobanco agli stessi fornitori, o ancora falsificato i registri di officina, facendo risultare operazioni di manutenzione o sostituzione di componenti dei camion in realtà mai avvenute, e rivendendo all’esterno le componenti mai installate.

Il blitz di Carabinieri e Guardia di Finanza è stato notato con sorpresa dai dipendenti Arcese, che nello stabilimento di Rovereto sono 180 autisti esclusi, mentre nel suo complesso il gruppo fondato da Eleuterio Arcese, una delle maggiori realtà economiche in assoluto del Trentino, conta circa 2.500 collaboratori. Il legale rappresentante del gruppo, il figlio di Eleuterio, Matteo, è stato convocato ieri mattina da Arco nella sede di Rovereto dai Carabinieri, i quali gli hanno chiesto la massima collaborazione, da parte della proprietà, della dirigenza e dei quadri, al fine di definire il quadro dell’indagine.

«Come in tutte le aziende di grandi dimensioni - ha dichiarato all’Adige Matteo Arcese - ci sono livelli di delega più o meno importanti. La delusione per quanto sta emergendo è forte, soprattutto perché si tratta, se le accuse saranno poi confermate, di persone che sono con noi da diverso tempo. Staremo e vedere. Io di mio per ora non posso che essere grato alle forze dell’ordine per il lavoro che stanno facendo, per fare luce su una vicenda che vede l’azienda della mia famiglia come parte lesa».

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