I ragazzi autistici del Barba diventano eccellenza per l'Expo

di Nicola Guarnieri - NO

La Provincia, forse, non lo sa ma ci sono eccellenze trentine che dall’ente pubblico sono quasi ignorate ma che riescono a primeggiare nel mondo grazie a un prodotto che sta diventando sempre più raro: l’umanità. È il caso del Ristorante dal Barba, un locale-comunità che ha reso «normali» (ci si passi il termine anche a costo di passare per insensibili) una ventina di ragazzi autistici.

Detta così sembra una cosa da poco ma non lo è affatto: perché qui non c’entra il... centro di accoglienza, qui si tratta di inserimento sociale e lavorativo reale, concreto. Perché i protagonisti del successo del ristorante sono loro, i ragazzi appunto, che interagiscono quotidianamente con la clientela più disparata, compresi turisti inglesi e tedeschi.

Quella di Villa, insomma, è una trattoria a tutti gli effetti e non appare come un progetto per disabili. Solo gli avventori più accorti si accorgono che a preparare i piatti e a servirli in tavola sono chef e camerieri speciali, perché magari più attenti ai dettagli di altri.

Di questo modo di condividere disabilità e normalità si sono accorti quelli dell’Expo di Milano che, non a caso, hanno invitato lo staff del Barba a Milano come eccellenza italiana in fatto di cibo e «differenza». E i ragazzi hanno accettato di buon grado, entusiasti ed eccitati per l’opportunità. Oggi, infatti, partiranno in pullman alla volta del capoluogo milanese per «sfidare» la capitale 2015 dell’esposizione universale.

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Quelli dell’Expo, tra l’altro, sentendo «odore» di Trentino (siamo pur sempre autonomi e impegnati nel sociale) hanno chiesto se al convegno su «Quando il cibo dà gusto alla vita - Dai campi alle cucine storie di reinserimento sociale e lavorativo» (proposto da SperAbile Inail) si presentassero con le magliette arcinote del Trentino, appunto, con tanto di farfalla al petto. Eh no! La Provincia non le ha fornite. Occasione persa, come tante altre purtroppo.
Il progetto «Chance» avviato dalla Ruota, però, rimane vincente. In nemmeno due anni ha dimostrato al mondo intero cosa significa cooperativa sociale e, soprattutto, inclusione. E senza uno spicciolo uscito magari per caso dalle casse pubbliche.

«Il bello è che questi ragazzi si sentono protagonisti, il Barba è il loro ristorante e loro lavorano in squadra, si danno una mano l’uno con l’altro, si occupano di tutto e si sentono appagati. - spiega Rachele Gottardi, operatrice - Non è un “parcheggio” in comunità per passare la giornata ma proprio un’attività».

E se le cose continuassero così, tra poco tempo potrebbe arrivare anche una paga vera. «L’obiettivo è quello: - conferma il responsabile Giovanni Coletti - renderli autonomi con un mestiere e quindi una casa loro. È questa la scommessa: passare da persone passive per la collettività a forze attive, che pagano i contributi come tutti».

Dal Barba c’è l’aiuto cuoco che ha imparato a cucinare risotti e dolci da leccarsi i baffi, poi ci sono camerieri, lavapiatti e, altro punto di forza, il menù del giorno si elabora tutti insieme.

Il locale è aperto sette giorni su sette. Ma non oggi: resterà chiuso per un evento che vale più di una finale del campionato mondiale di calcio. Oggi, infatti, tutti sul pullman alla volta di Milano. Chissenefrega del caldo, c’è da essere protagonisti all’Expo, una vetrina che riempie decisamente d’orgoglio. Perché, nonostante tutto e tutti, lo staff del Barba è un’eccellenza italiana.

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