L'intervista

Schettini: «Lo smartphone è stata la nostra rovina»

Il popolare professore e divulgatore reso famoso da TikTok sarà ospite del festival “Informatici senza frontiere”. "Insegnare e anche intrattenere è possibile: non significa di certo fare i pagliacci ma appassionare"

di Laura Modena

TRENTO. Conduttore Tv, scrittore di best seller, violinista e direttore di coro, divulgatore scientifico con innegabili doti teatrali. Ma prima ancora di tutto questo Vincenzo Schettini, 48 anni, di origini pugliesi, è professore di Fisica al liceo.

Insegnare lo ha sempre appassionato a tal punto da decidere, dieci anni fa, di aprire il canale YouTube "La fisica che ci piace", con annesse pagine Instagram e Tik tok seguite oggi da milioni di follower desiderosi di apprendere dal più social dei professori. Tra gli ospiti di punta della decima edizione del festival "Informatici senza frontiere" in programma dal 6 all'8 novembre, Schettini interverrà sul tema "Big data".

Lei dichiara di coniugare insegnamento, educazione e intrattenimento. Cosa intende?

Insegnare e intrattenere è possibile, ma bisogna trovare la propria chiave. Intrattenere non significa di certo fare i pagliacci e mi fa molto male leggere certi commenti negativi scritti dai colleghi sotto ai miei video. Per fortuna sono pochissimi, la maggior parte degli insegnanti crede in ciò che faccio e lo condivide. Tutto nasce dalla passione, mi piace spiegare la Fisica connettendomi con chi mi ascolta. Ecco cos'è per me l'intrattenimento, significa entrare in empatia con l'altro. Sicuramente anche il mio lato artistico aiuta.

Nei suoi video afferma che gli smartphone sono dannosi per i ragazzi, eppure lei è diventato un personaggio grazie ai social.

Quando nella scuola dove insegno a Castellana nel 2016 la preside disse "facciamo le classi digitali", io ero entusiasta. Che bello, pensavo, chissà che grande rivoluzione fare lezione con l'iPad! E così sono stato uno dei primi a usare la tecnologia in aula, per esempio per fare mappe concettuali. Ma non mi ci è voluto molto tempo per capire che quei ragazzi di 14 avrebbero usato i dispositivi per fare altro. Si è creato un cortocircuito, per cui o sei un insegnante carismatico e li prendi fino al midollo, oppure gli studenti non ti seguono perché per loro lo smartphone è una sala giochi aperta 24 ore su 24. Poi vedo in giro bambini di otto anni con il telefono in mano e penso che i genitori non hanno capito la pericolosità del mezzo.

Qual è stato fino a oggi il suo video di maggior successo?

Probabilmente proprio il video droppato due settimane fa dove si parlava di telefonini. Alzando uno smartphone che tenevo in mano ho detto "questa è stata la nostra rovina".

Quindi ora non utilizza più i dispositivi digitali in aula con i suoi studenti?

Zero, non uso più niente in classe, sono tornato alla carta. I ragazzi sono di per sé drogati di strumenti digitali, perché noi insegnanti dovremmo continuare a farglieli tenere anche in classe? L'unico strumento che utilizzo è il monitor semplicemente perché così ho più spazio con due lavagne, quella tradizionale e quella digitale.

Molti ragazzi le scrivono via social, cosa le chiedono?

Di tutto, anche nella realtà, alla fine dei miei spettacoli a teatro. Spesso mi dicono "grazie perché mi hai salvato con le tue lezioni di Fisica, vai avanti perché ne aiuterai altri". Tanti altri mi fanno domande sulla sfera personale, mi chiedono come affrontare i genitori, le scelte da fare. Penso che gli adolescenti di oggi tendano a sentire ansia perché non riescono a capire il mondo in cui sono.

Un consiglio ai genitori e uno agli insegnanti?

Ai genitori direi di pensare a quando eravamo figli noi e di ricordare tutti i no che ci hanno detto. Abbiamo avuto un percorso educativo migliore proprio grazie ai divieti che abbiamo ricevuto. Agli insegnanti direi di non spaventarsi in questo periodo che è di grande transizione. Continuiamo invece a conservare la bellezza della nostra professione, troppo spesso denigrata e maltrattata. Fare il professore significa stare tra i ragazzi e trasmettere la passione per la materia, solo questo è determinante. Tutto il resto è demanding nei nostri confronti: l'alternanza scuola lavoro, l'assistenza psicologica, i progetti vari... non dobbiamo farci opprimere.

Di cosa parlerà nel suo intervento a Rovereto?

Soprattutto di dati, e di come l'avvento dell'intelligenza artificiale sta rivoluzionando il mondo. Cos'è l'IA se non il prodotto ultimo, la macchina più raffinata del concetto di dati? Sicuramente l'intelligenza artificiale cambierà anche la scuola, che tra 10 anni non sarà più quella di oggi. E noi dobbiamo prepararci adesso.

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