Il personaggio

Gli auguri a Vilma Tomasi arrivano anche dalla Schlein

La “signora della moda”, che ha festeggiato gli 80 anni e ancora accoglie i clienti nel suo negozio di piazza Duomo, racconta l’apertura del primo punto vendita tra eskimo e minigonne

di Fabio Peterlongo

TRENTO. Vilma Tomasi, la "signora della moda" in centro storico, ha compiuto ieri ottant'anni e ha festeggiato ricevendo la targa alla carriera di Federmoda/Confcommercio dalle mani del sindaco Franco Ianeselli. La boutique "Vilma" si affaccia su piazza Duomo e propone abiti da donna colorati e fantasiosi. L'impressione è che persista nello stile proposto da Vilma lo spirito dei "figli dei fiori" che Vilma conobbe quando aprì il suo primo negozio a Trento alla fine degli anni '60.

All'epoca frequentatissima dagli studenti di Sociologia e dalle ragazze più anticonvenzionali, la boutique di Vilma diventava un punto di riferimento nella stagione della "contestazione". Vilma fu la prima a proporre le minigonne, un capo di abbigliamento che all'epoca era guardato di traverso dai trentini benpensanti. Durante la cerimonia di consegna della prestigiosa targa, il sindaco Ianeselli ha mostrato a Vilma un messaggio di auguri ricevuto niente meno che da Elly Schlein, la segretaria del Partito Democratico verso la quale l'imprenditrice ha una simpatia politica. Infatti Vilma ha una profonda coscienza politica: ha esposto una bandiera della Palestina fuori dal suo punto vendita, in un gesto di solidarietà verso un popolo falcidiato.

Vilma, ci racconti le sue origini.

«Sono cresciuta a Villazzano in una famiglia umile, mio padre era ferroviere e mia madre casalinga, con cinque figli. Cominciammo a lavorare molto giovani e mossi presto i primi passi nel mondo della moda, prendendo confidenza con i campionari delle boutique d'Italia e d'Europa. Aprii il primo punto vendita in via San Marco nel 1967, il "Carnaby Street". Erano gli anni della contestazione e conobbi i nuovi stili emergenti visitando le boutique di Londra e Parigi. Decisi di fare mia una proposta improntata a uno stile innovativo, colorato, un po' "hippie"».

Com'era Trento allora?

«Arrivavano a Trento studenti da tutto il mondo e furono i miei primi clienti. Vendevo gli eskimo (i giacconi in tela simbolo della gioventù contestatrice, ndr) e per le ragazze le prime minigonne. All'inizio da parte dei trentini c'era un po' di titubanza a entrare nel mio negozio, ma ben presto questa ritrosia fu superata. Iniziai a organizzare delle sfilate nei locali, in particolare alla "Cantinota", al "Charly" di Rovereto, e al "Number One" di Pergine. Conobbi personalità come Walter Chiari e Mara Venier che da giovanissima sfilò per noi. Erano gli anni '70, un decennio pieno di vitalità. Negli anni successivi tutto cambiò: arrivarono le catene di abbigliamento e il posto per le piccole boutique si restrinse. Più di recente, l'avvento di internet ha portato molte giovani ad acquistare online e mi sono concentrata su una clientela più matura, cresciuta insieme a me. Ma ho sempre proposto alle clienti abiti colorati e originali. Alle trentine di tutte le età piacciono i colori, nonostante lo stereotipo di città "grigia"».

Com'è cambiata Trento in questi decenni?

«Qualche anno fa avevo pensato di mollare, ma le persone mi dicevano, "non lo faccia, è rimasta solo lei in città, chiudono tutti". E in effetti non si riesce a far fronte agli affitti, persino le catene abbandonano il centro. Ma soprattutto non esistono più i piccoli negozi, dagli alimentari, ai fruttivendoli. Però rimango fiduciosa, magari è solo un ciclo che presto o tardi cambierà direzione».

Ha esposto la bandiera della Palestina, come mai?

«Da sempre mi interesso alla politica. Da giovani presi parte alle proteste contro la guerra in Vietnam, ma oggi per i giovani gli spazi per la protesta si sono molto ridotti. Ho voluto esporre la bandiera della Palestina perché è davvero il minimo che si possa fare, lì è in corso un genocidio».

Le sono arrivati gli auguri di Elly Schlein, la stima?

«Io non sono mai stata di destra e apprezzo questo augurio. Ma muovo serenamente qualche critica a Schlein: deve allargare il perimetro della coalizione anche al centro, altrimenti della Meloni non ce ne liberiamo più; si definisce "madre, cristiana...", ma manda le armi, lo trovo incomprensibile».

Come vede il suo futuro?

«Finché la testa e la gambe funzionano, rimango qui. Poi, quando sarà il momento di ritirarmi, ho intenzione di fare qualche viaggetto, magari insieme ai miei due nipoti, di tredici e diciotto anni, che adoro».

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