Il medico

Lorenzo Guglielmetti, il trentino che vuole sconfiggere la tubercolosi: per Time tra i 100 più influenti nella sanità

Infettivologo, 42 anni, studi a Verona e Parigi, è stato premiato per il suo progetto con Medici senza frontiere: nuovi farmaci più semplici e sicuri. «Ogni tre minuti nel mondo un bambino muore di Tbc, ma è una malattia trascurata. Gravi i tagli di Trump». Ora tornerà in Italia, a Negrar 

TRENTO. Lorenzo Guglielmetti, 42 anni, di Trento, infettivologo, per la rivista “Time” è tra le 100 personalità più influenti nel campo della salute per i suoi studi sulla tubercolosi, una malattia che causa quasi 1,4 milioni di morti ogni anno e per la quale ogni tre minuti muore un bambino nel mondo.

Studi al liceo Da Vinci a Trento, poi a Verona e alla Sorbona a Parigi, esperienze nel mondo con Medici senza frontiere, Guglielmetti è un cervello italiano (e trentino) di ritorno: a giugno comincerà una nuova parentesi lavorativa, all'Irccs ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.

Direttore del progetto EndTb, con Medici senza Frontiere ha trascorso 10 anni di vita con la valigia in mano, dalla Georgia all’Armenia. Il suo colpo di fulmine scientifico: lo studio della tubercolosi resistente ai farmaci. E proprio uno studio sulla Tbc resistente alla rifampicina, pubblicato quest'anno sul 'New England Journal of Medicine', gli è valso il riconoscimento prestigioso di “Time”.

«Le malattie infettive mi hanno sempre ispirato - spiega Guglielmetti - E' molto soddisfacente trattarle, perché si riesce a vedere un risultato, si riesce a curare. Di solito con i pazienti si ottiene un risultato in fretta». Ma non sempre è così. Alcune sfide sono più complicate di quel che si pensi. C'è poi l'aspetto umanitario: «Queste sono proprio le malattie delle disuguaglianze, delle fasce più marginali delle società, che hanno poca visibilità e poco interesse da parte delle case farmaceutiche».

Il team di ricerca ha identificato nuove combinazioni di farmaci che consentono di dimezzare il trattamento (che oggi dura fino a due anni) e di renderlo più semplice e sicuro, senza più bisogno di iniezioni.

La tubercolosi non si guadagna quasi mai le prime pagine dei giornali, riflette il ricercatore trentino, «lotta per avere un po' di attenzione sul tema ed è assurdo se si pensa che, tra tutte le malattie infettive, la Tbc è l'agente che causa più morti ogni anno e più di 10 milioni di casi. Un problema di sanità pubblica enorme. Penso dunque sia importante che si accendano i riflettori, specie in questa fase, se si pensa che gli Stati Uniti hanno tagliato il 40% di tutti gli aiuti alla presa in carico della Tbc a livello mondiale». Il sogno? «Un trattamento ancora più breve e accessibile a tutti. Io ci credo».

 

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