Inchiesta su droga e affari, le mire di Agostini sul parco della Predara
Propose al Comune di cederglielo e recintarlo. Serena Tomasi (Bookique): «Solo una delle tante forme di pressione subite. Dall’inchiesta un bel segnale per tutto il quartiere»
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TRENTO. Tutto al mondo può essere relativo, se si è guidati dai propri interessi. Nell'aprile 2022 Alessio Agostini, in qualità di socio nella proprietà e gestione dell'Hi Hotel, denunciava la gravità delle conseguenze dello spaccio al parco della Predara.
Il 7 settembre 2023, secondo quanto documentato dagli inquirenti al lavoro nell'ambito dell'operazione che lo ha portato in carcere, si era fatto consegnare una busta con della cocaina all'Hi Hotel da un altro degli indagati, Omar Dhafer.
C'è spaccio e spaccio, dunque: quello che va bene e quello che va male, contro il quale Agostini si era scagliato evidentemente non con lo scopo di contrastare il traffico di stupefacenti, ma con quello di mettere in difficoltà i gestori della Bookique, realtà contro la quale Agostini si era sempre mostrato ostile. Fino a mobilitare, nella primavera del 2023, anche l'amico e legale Andrea Merler per "fare le pulci" al bando vinto regolarmente da Serena Tomasi, colei che con la Bookique da anni porta avanti l'attività che rappresenta un presidio di vivibilità, vivacità culturale e - Deo gratis, gaudium magnum - musicale live, vitale per tutta la zona e l'intera città.
Era stato l'ultimo e più profondo mezzuccio per mettere pressione all'esercente e cercare di mettere le mani anche sugli spazi, pubblici, di locale e parco. Agostini lo aveva fatto anche pubblicamente, proponendo al Comune di gestire direttamente il parco. Lo ha ricordato mercoledì il sindaco Ianeselli, lo ha fatto anche la consigliera comunale Avs Renata Attolini: «Alcuni degli indagati avevano proposto al Comune la cessione del parco della Predara, che avrebbero recintato a loro uso e consumo con la scusa di contribuire in questo modo al controllo delle cattive frequentazioni. La circoscrizione Centro Storico Piedicastello, di cui ero consigliera, si oppose con decisione. Mai scelta fu più saggia».
«Quella - ricorda Serena Tomasi - era stata solo una delle tante forme di pressione che soprattutto nel post pandemia, fino al 2023, avevo dovuto fronteggiare. Nulla di illecito, lo preciso, ma sfiancante. Il lavoro degli inquirenti credo rappresenti un bel segnale per tutto il quartiere, dove da tempo tante voci circolavano, riguardo all'attività di alcuni dei coinvolti. Voci, allarmi riferiti alle istituzioni, che tuttavia sembrava non portassero ad alcuna conseguenza. E tutto questo stava portando al diffondersi dell'idea che ci fosse chi può comportarsi come meglio crede godendo di una sorta di impunità. Abbiamo scoperto in questi giorni, grazie al lavoro degli inquirenti, che non è così ed è importante che lo si ribadisca chiaramente». Le. Po.