L’evento / Opinioni

Marcialonga, il consigliere Zappini: «un mix di rabbia e tristezza difficile da smaltire»

Il consigliere comunale, prima dell'inaugurazione: «Oggi a Trento l'idea positivista e tecno-ottimista dell’uomo capace di potersi permettere qualunque cosa prende simbolicamente il sopravvento sulla cautela»

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VIDEO La magia della cinquantesima Marcialonga alla cerimonia d'apertura
PROTESTA La protesta degli ambientalisti nel cuore trentino per la neve della Marcialonga 
NEVE I camion con la neve preparano via Belenzani

TRENTO. L’inaugurazione della Marcialonga di Trento, svoltasi nel tardo pomeriggio di oggi (giovedì 26 gennaio), anche il consigliere comunale Federico Zappini (Trento Futura) ha espresso i propri dubbi circa la decisione di dare vita all’evento in piazza Duomo, con l’arrivo del camion di neve. 

Lo sfogo attraverso il profilo Facebook: «Alla fine è arrivata la neve. No, non è caduta dal cielo come tutti si aspetterebbero - ha scritto - Ultimamente fatica ad imbiancare anche la media montagna, sotto la spinta della crisi climatica in atto. La neve è stata prodotta (mi è venuta in mente la fabbrica del ghiaccio nella laguna veneziana che Gianfranco Bettin e Marco Paolini raccontano nel loro Le avventure di Numero Primo), caricata su camion, sbancata per mezzo di ruspe e infine spalmata sui sampietrini del centro storico».

«Per un giorno (una metafora delle stagioni invernali sempre più brevi?) una misera striscia di neve farà da cartolina - sbagliata, posticcia - di una città alpina che è chiamata a riflettere costantemente, che lo faccia davvero è tutto da capire, del suo rapporto con la montagna, con l'esperienza dell'autogoverno e della cura del proprio territorio, con la propria proiezione nel futuro di vivibilità (o inabitabilità?) del Pianeta» ha incalzato.


«L’immagine - e quello che rappresenta - non poteva che suscitare polemiche, critiche, accuse. Come è accaduto, giustamente. Oggi a Trento l'idea positivista e tecno-ottimista dell’uomo capace di potersi permettere qualunque cosa prende simbolicamente il sopravvento sulla cautela che dovrebbe invitarci a rientrare dentro i limiti (ampiamente superati, te lo ricordi il Club di Roma?) dello sviluppo planetario, oggi fuori controllo» ha evidenziato.

«Per il tempo del mio mandato da consigliere comunale, per di più di maggioranza, il mio compito è quello di contribuire a costruire la visione prospettica della città che temporaneamente siamo chiamati a governare e di conseguenza di dare forma - dalle scelte strategiche alle iniziative che essa ospita - all’indirizzo politico del suo funzionamento e anche alla definizione di un immaginario coerente e comprensibile rispetto alle grandi sfide che a livello globale e locale (non) ci attendono» ha aggiunto.


«Mi sento responsabile - in quota parte, indirettamente, per difetto di influenza mi verrebbe da dire - del fatto che nel momento in cui i responsabili della Marcialonga presentavano l’idea della pista in centro non si sia riusciti a spiegare loro l’insensatezza della proposta e avanzare un’alternativa che riconoscesse il valore e la tradizione di un evento sportivo arrivato alla cinquantesima edizione ma che la inserisse in un ragionamento più ampio di consapevolezza collettiva della crisi ambientale in atto e della urgente conversione ecologica cui siamo tutti chiamati, pena guai più gravi rispetto a quelli che già sperimentiamo quotidianamente» ha ribadito.


«Non mi va di piangere sulla neve versata, che passando per piazza Duomo questa mattina mi ha dato un mix di rabbia e tristezza difficile da smaltire. 
Mi interessa - se ne siamo capaci, il dubbio è legittimo e obbligatorio - di prendere spunto da questa giornata storta, che non ricorderemo come una delle più riuscite della storia recente del nostro Comune, per cercare con maggiore convinzione alleanze larghe e generose che vogliano insieme guidare e accompagnare quel cambio di paradigma culturale, sociale ed economico di cui abbiamo bisogno e che non possiamo più rimandare.
 Domani è un altro giorno» ha concluso.

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