Trento / Grandi opere

A Villazzano, nelle case crepate, fa più paura il futuro tunnel della Marzola per il bypass ferroviario

Parlano i residenti che da anni fanno già i conti con i movimenti del terreno derivanti dalla paleofrana: «Qui la montagna si muove». La preoccupazione per l'eventuale impatto dei lavori della galleria: «La collina è fragile, non vogliamo che venga bucata»

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di Chiara Zomer

TRENTO. «Guarda qui. La strada continua ad abbassarsi. Lentamente, ma continua. Perché la collina non è ferma».

Andrea Nicolussi Castellan è in forza alla Forestale. E abita a San Rocco, nella casa di famiglia (nella foto). Che ha crepe lunghe e in alcuni casi larghe. Lui ne è sicuro: è soggetta ai movimenti della collina. Per questo adesso è preoccupato: «La questione è che già ora la paleofrana si muove, noi lo vediamo nelle nostre case. Qui sotto tra poco bucheranno la collina per fare la circonvallazione ferroviaria. Io sono preoccupato».

E non è l'unico: a Villazzano appena nato il Comitato No Tav collina est. Contestano il progetto di Rfi. Alcuni lo fanno perché No Tav lo sono da una vita. Ma alcuni di loro, quelli che abitano da quelle parti, sono preoccupati perché la fragilità della collina l'hanno già sperimentata.È la paleofrana della Marzola. Sotto la quale, per altro, abbiamo serenamente costruito un pezzo di città, San Rocco di Villazzano. Ad un passo dai boschi, ad un passo dalla città.

Qui la Marzola la guardano dalla finestra. Bucolico. Quasi tutti non hanno mai avuto problemi. Ma qualcuno, nel triangolo tra via Castel San Rocco e via Roberti ha avuto nel tempo qualche grana.

Il suo punto di vista, Andrea lo spiega partendo dal parco di San Rocco: «Qui, proprio qui sotto, passerà il bypass ferroviario. Dicono che sarà ad una profondità di 100 metri rispetto a noi, ma a quest'altezza» dice allungando il braccio e disegnando una linea retta, poco prima di arrampicarsi per via Castel San Rocco e poi giù, verso casa sua. Ogni qualche metro, mostra i segni su alcune case intorno: «Vedi il terreno, è a onde», oppure: «Vedi quella che sembra una telecamera? È un sensore che punta sul monte di fronte, che è un punto fisso, per misurare se ci sono movimenti della casa».

Un pugno di case viene monitorato perché lì negli anni Ottanta la Marzola ha fatto danni. Nessuna emergenza di protezione civile, nessun evento tragico, ma un lento movimento verso valle. Roccia che scivola su ghiaia e limo, spiegano qui. I risultati sono davanti agli occhi: crepe profonde nel muretto che delimita la strada e sulle case. In una, i segni della montagna che slitta giù li hanno coperti con degli ornamenti colorati, tanto eliminarle è impossibile. Mentre il cancello che una volta si chiudeva adesso ha i due battenti disallineati di una decina di centimetri.

Nella casa di Andrea Nicolussi Castellan i problemi si vedono da fuori: la strada si è abbassata - «Guarda: quasi 6 centimetri» - rispetto al livello originario della casa e il ferro della caldana del patio sta saltando su. Ma è andando nell'orto che si vedono le scale staccate dall'edificio. Dentro, crepe soprattutto nella stube. Profonde, non è l'intonaco: in corrispondenza di una fessura in una stanza, dall'altra pare c'è la medesima crepa. In mezzo, il pilastro portante: «Significa che il pilastro, sollecitato, ha scaricato, ma le due tramezze non hanno retto» spiega Nicolussi Castellan.

Che aggiunge: «Io sono qui dagli anni Settanta, le crepe sono un problema vecchio - spiega Nicolussi Castellan - ma continuano ad allargarsi. Alcune erano state tempo fa riempite con la schiuma e basta guardare: si sono allargate, vuol dire che c'è movimento. Anche casa mia aveva i sensori, sono stati staccati due anni fa, perché abbiamo fatto il cappotto, e non sono stati più installati. È per questi motivi che siamo preoccupati per la galleria. Nessuno è venuto da noi a dirci che potevamo stare tranquilli e che l'equilibrio precario delle nostre case non peggiorerà con i lavori».

Accanto a lui c'è una signora che abita nelle case a schiera al Poggio. Pure lì, qualche problema c'è stato: «Adesso stiamo tranquilli solo perché hanno costruito un muro di cemento. Ma ad un certo punto sembrava che tutte le case rischiassero di muoversi verso la nostra, che è quella di testa». Anche lei vive il momento nello stesso modo: «La collina è fragile, non vogliamo che venga bucata».

Con loro c'è Roberto Chiomento, che dà voce al Comitato No Tav Collina est, da sempre contrario all'alta velocità. È uno dei movimenti critici, assieme alla rete dei Cittadini - che il bypass lo vuole, ma chiede un tracciato diverso - e ai comitati di Mattarello, San Martino e Solteri. Tutti in attesa di quel che deciderà il Tar di Roma, davanti al quale il ricorso sarà ripresentato.

Le voci critiche di un'opera enorme, che si sta avvicinando con l'obiettivo di cambiare il volto della città: l'amministrazione comunale da qui fa partire - in un effetto domino - il ridisegno urbanistico del capoluogo. La Trento di domani. Ma a casa Nicolussi Castellan, per ora, c'è più preoccupazione che impazienza.

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