Crisi / Energia

Nidi e servizi, si rischiano aumenti del 5%. Ianeselli: “Non hanno senso i 180 euro se poi dobbiamo alzare le tariffe"

Il sindaco di Trento preoccupato e sollecita un intervento della Provincia a favore dei Comuni: “Speriamo di non dover chiudere gli impianti”

di Luisa Maria Patruno

TRENTO. Da una parte si dà (la Provincia), dall'altra si prende (i Comuni). Alla fine però i cittadini sono destinati a rimetterci. Se non ci sarà un intervento della Provincia per coprire lo "sbilancio" di 14 milioni di euro dovuto prevalentemente al caro energia, il Comune di Trento, ad esempio, sarà costretto ad aumentare almeno del 5% (ma solo l'inflazione sarebbe al 10%) le tariffe dei servizi comunali, comprese quelle degli asili nido e a chiudere impianti sportivi o piscine.
Quindi il costo ricadrà sui cittadini. Lo dice chiaramente il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, che per questo invita la giunta provinciale ad affrontare la questione con una seria politica dei redditi. «Noi chiediamo che si ragioni in una logica di sistema - esordisce il sindaco Ianeselli - perché dare come Provincia 180 euro alle famiglie per il caro bollette e poi i comuni sono costretti ad aumentare le tariffe fino al 10% e quindi a chiedere soldi a quelle stesse famiglie non ha senso. In una scelta di politica dei redditi si può trovare il modo di non arrivare ad un appesantimento delle tariffe. Per tutto il sistema dei comuni trentini servirebbero 40-50 milioni di euro».
Insomma, con una cifra analoga ai 40 milioni destinati dalla giunta Fugatti al bonus da 180 euro a famiglia si potrebbe stoppare l'aumento delle tariffe. Ma per il momento la disponibilità della Provincia non c'è.
«Ci sono due modi di pensarla nella Giunta mi pare - dice il sindaco di Trento - c'è chi pensa che i comuni si debbano arrangiare, con i risparmi di energia e chiudendo gli impianti sportivi, e chi invece è più disponibile a un'intesa; io spero che prevalga questa seconda linea e non il si salvi chi può».
Sindaco Ianeselli, come vi state preparando a far quadrare il bilancio a fronte di questa impennata dei costi dell'energia, riscaldamento e carburanti per i trasporti?
Stiamo lavorando con vari interventi. Il primo è quello della razionalizzazione e quindi del contenimento della spesa, con il piano di riduzione dell'intensità dell'illuminazione pubblica, lo spegnimento delle luci nei piccoli parchi per ridurre il consumo di energia, più il limite dei 19 gradi negli uffici pubblici. Questo porta a un risparmio di circa 2 milioni.
Quindi siete lontani dai 14 milioni che mancano. E dunque?
Appunto. Ne mancano parecchi e per questo lavoriamo sul fronte delle entrate. Pensiamo dunque di intervenire sull'Imis sulle seconde case aumentando l'aliquota dallo 0,895 all'1,05 (per circa 2,5 milioni di maggiori entrate) e c'è la possibilità degli aumenti tariffari. Ma su questo tutto dipende da cosa vuole fare la Provincia. Perché quando si parla di sostegno alle famiglie dicendo che diamo i 180 euro, però aumentiamo le tariffe del 10% è un po' una contraddizione. Non è logico dire che i comuni si debbano arrangiare, magari chiudendo anche gli impianti sportivi.
Sarete costretti a chiudere impianti sportivi e piscine?
Ci auguriamo di no. Ma se dovremo andare a ridurre pesantemente i servizi sportivi questo inciderà sulle famiglie, che non potranno portare i figli in una palestra o in piscina, quindi anche per questo è fondamentale arrivare ad un'intesa con la Provincia sulle risorse, anche se noi responsabilmente lavoriamo su tutti gli scenari possibili. L'inflazione è stimata al 10%, penso che un adeguamento tariffario ci sarà anche se inferiore.
Di quanto aumenteranno le tariffe?
Al momento le previsioni sono del 5%, che considerata l'inflazione per il bilancio del Comune è come ridurre le tariffe. Ma appunto vogliamo prima capire che cosa fa la Provincia, perché, ripeto, dare i 180 euro e produrre l'aumento delle tariffe non va bene.
Ma secondo lei è giusto che la Provincia dia i 180 euro con limite Irpef dei 50mila euro o sarebbe meglio usare l'Isee come dice la Cgil?
Il Consiglio delle autonomie sta dicendo che serve una soluzione di equità. È chiaro che l'Isee è l'indicatore che raggiunge la maggiore equità, ma ha senso usarlo non per 180 euro, che è un piccolo contributo, ma se dai un aiuto più forte (4-500 euro) per alcuni che hanno più bisogno, perché è evidente che l'Irpef è imperfetto, perché non indica la ricchezza.

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