Trento / Il caso

Ex asilo di via Manzoni, "telenovela" finita. Fra un mese spazi all'Appm

A dieci anni dalla nascita del progetto e a due dalla fine del cantiere, l'Associazione provinciale per i minori potrà finalmente prendere possesso dei locali nell'edificio sorto dove c'era l'ex asilo San Martino

IL FATTO Anarchici sul tetto dell'ex asilo

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Il 22 ottobre sarà una giornata che all'Appm attendevano da dieci anni: l'associazione prenderà finalmente possesso dello stabile di via Manzoni, là dove sorgeva l'ex asilo (e poi pure Assillo) San Martino.

Vero è che saranno in tanti, coloro che per i prossimi trenta giorni faranno gli scongiuri, perché il percorso che si concluderà tra un mese è stato a dir poco accidentato. L'iter che doveva portare già da almeno un paio d'anni l'Associazione provinciale per i minori a stabilirsi alle spalle dell'autosilo era cominciato quando in piazza Dante a guidare la Provincia c'era ancora Lorenzo Dellai.

Serve spulciare gli archivi per risalire al 2012, anno in cui Patrimonio del Trentino aveva acquisito dal Comune di Trento terreno e fabbricato dell'asilo del quartiere di San Martino, che era lì lasciato al suo destino dal 1995, anno in cui i bimbi avevano lasciato l'edificio, in cui le generazioni crescevano dal 1899.

Evento isolato, il passaggio di mano, anziché primo passo per la svolta: per sette anni l'ex asilo era rimasto lì in attesa che si capisse cosa volerne fare - una sorte che in via Manzoni, di fronte, sta toccando ora all'ex ostello - poi la decisione di farne un centro di aggregazione giovanile e affidarlo all'Appm.

Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i mari dei bilanci pubblici, della burocrazia eccetera eccetera così i bei progetti erano rimasti a lungo sulla carta.

Del "blocco" della pratica si era tornato a parlare di tanto in tanto solo grazie alle occupazioni della struttura da parte di movimenti anarchici e altri attivisti - con la nascita dell'"Assillo" - ma neppure quelli erano bastati per far premere l'acceleratore agli amministratori della cosa pubblica. Dopo le giornate tese e convulse degli sgomberi del 20009 prima e della primavera del 2015 poi, era stato necessario attendere la fine del gennaio 2018 per l'abbattimento dell'edificio che stava lì in via Manzoni in tutta la sua splendente tristezza con il tetto sventrato e porte e finestre murate da quasi tre anni.

Giorno dopo giorno, la svolta tardava comunque ad arrivare: dopo la fine dei lavori nelle prime settimane del 2020, sembrava la volta buona ma, prima ancora che la pandemia rallentasse ogni cosa, era stata la Provincia a ingarbugliare tutto: come l'allora presidente di Patrimonio del Trentino, Mario Agostini, spiegava nel marzo 2020, «al momento la Provincia sta valutando se ci siano, rispetto a quanto già ipotizzato, degli usi che possano essere più urgenti o opportuni».È stata un'idea per mesi molto concreta, quella di non affidare lo stabile all'Appm.

Rinnovato e progettato come spazio per l'aggregazione, lo si voleva destinare a uffici della Provincia o di altre realtà collegate. Un edificio nuovo di zecca, forte di 1.500 metri distribuiti su tre piani realizzato in due blocchi collegati da una parte in vetro a creare una sorta di piazza per attività dei giovani seguiti da Appm. Insomma, andare a ipotizzare altri usi sarebbe stato un azzardo. Lo hanno capito anche in Provincia dove l'anno scorso è arrivato il dietro front: «La struttura resterà destinata all'associazione».

La parola fine sulla vicenda doveva però ancora arrivare. Da allora sembrava dovessero passare poche settimane per permettere all'Appm di traslocare. Ma con una storia travagliata come questa alle spalle poteva andare così? No: è trascorso un anno perché «tra la predisposizione del progetto di ristrutturazione, la fine dei lavori e la domanda è cambiata la normativa antincendio - spiegava all'Adige nel giugno scorso il direttore attuale di Patrimonio del Trentino Michele Maistri - ma ora è tutto a posto, ad aprile è stata data l'agibilità. Adesso la Provincia sta lavorando al contratto di locazione».

Partenza, per la nuova vita dello stabile? Con calma: da giugno si è arrivati a settembre ma ora pare che dalle parole si possa passare ai fatti. Della certezza qualcuno dubiterà fino all'ultimo e c'è da capirlo, ma ormai manca solo qualche dettaglio: dopo i lavori realizzati dalla vicentina Mu.Bre. e ultimati due anni e mezzo fa, il trascorrere dei mesi di stallo ha lasciato qualche segno a cui rimediare, ma per il 22 ottobre tutto dovrebbe essere pronto per il taglio del nastro.

«Fra il trasloco di attrezzature e arredi siamo già al lavoro. Per noi sarà una grande giornata - commenta il direttore generale Paolo Romito - in cui finalmente potremo avere una nostra casa, con spazi per i nostri ragazzi, gli educatori e per il nostro personale amministrativo.

Attualmente le attività sono divise tra Piedicastello e largo Nazario Sauro, per quel che riguarda il capoluogo. Potremo riunirle nei nuovi spazi anche se, lo vogliamo precisare, continueremo a rappresentare un presidio ad esempio nella zona di Piedicastello, con attività che proseguiranno». Una svolta, attesa, per tantissime famiglie: nel solo 2021 Appm ha coinvolto nelle sue attività più di 3.500 minori.

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