Opere / Allarme

I No Tav contro la circonvallazione ferroviaria: opera devastante, nodo Sloi irrisolto, cronoprogramma evanescente etanti pericoli

Duro documento contro il progetto e le «furbate» che non chiariscono i punti chiave: «La Via sbandierata come una vittoria, ma le osservazioni del Consiglio Comunale non ci sono e il confronto con i cittadini neppure»

VALUTAZIONE La soddisfazione di Fugatti e Ianeselli
PROBLEMA Italferr cerca Comuni per ospitare 3 milioni di metri cubi di materiale
IL CASO Le osservazioni "impossibili" da fare sul sito

I DUBBI Il progetto del bypass ferroviario, sugli scavi nei terreni inquinati l'Appa obietta
CEOLA Meglio interrare il tracciato attuale, come hanno fatto a Bologna
IL NODO Sloi e Carbochimica, quei terreni inquinati da 90 anni

TRENTO. Comune di Trento e Provincia continuano a fare «propaganda», ma la realizzazione della Circonvallazione ferroviaria di Trento sarà devastante, e ci sono molti dubbi e tanti silenzi sui problemi e i pericoli. Lo afferma il Comitato No Tav di Trento in una nota, invitando a due giuorni di mobilitazione.

Dicono i No Tav: «In questi giorni si sono susseguiti a ritmo serrato i comunicati stampa del Comune di Trento, della Provincia e di RFI sul progetto di circonvallazione ferroviaria.

Tutti concordi nell’esultare per il parere, favorevole e condizionato, rilasciato dalla commissione nazionale in merito alla valutazione di impatto ambientale. La comunicazione istituzionale continua a essere falsata e fuorviante e in questo caso è servita a presentare l’opera di fatto come già approvata e, in ulteriore salto logico in avanti, ineluttabilmente realizzata. Evidentemente lo scopo è scoraggiare gli oppositori, sopire i dubbi dei critici e invitare tutti alla rassegnazione. Eppure le cose non stanno esattamente come descritte.

E’ vero: la Commissione Tecnica PNRR PNIEC ha espresso parere favorevole circa la V.I.A. della circonvallazione AC/AV di Trento. E c’è poco da esultare, soprattutto per chi abita in questa città.

Anche i promotori della circonvallazione tuttavia hanno poco da festeggiare. Nella valutazione di impatto ambientale – dice il documento – sono presenti alcune “prescrizioni” che se i realizzatori dell'opera esaminassero con onestà intellettuale, come farebbe chiunque abbia a cuore il bene, la salute e l'interesse di tutte e tutti noi, non potrebbero che condurre a constatare l'irrealizzabilità dell'opera. Ma sappiamo anche che un finanziamento da 930 milioni di euro è una promessa capace di fare miracoli, così da trasformare in opera necessaria, fattibile e sostenibile, ciò che è inutile, impraticabile e ambientalmente devastante.

Ritorniamo alle prescrizioni. Innanzitutto nessuna delle “condizioni strutturali” che il Sindaco Ianeselli ed il Consiglio Comunale nel suo insieme avevano elaborato sono state inviate da RFI alla Commissione per la V.I.A. Quindi non sono state neppure esaminate e valutate. In extremis, una lettera della commissaria governativa per l’opera, Laura Firmi, sembra indicare che invece in conferenza tali prescrizioni del Comune verranno recuperate per… essere stravolte! Così il cantiere pilota per verificare la possibilità tecniche dell’intervento sulle aree inquinate è diventato un semplice scavo pilota (tanto innocuo per RFI quanto pericoloso per gli abitanti di Trento) per decidere in che modo attuare un passaggio su quelle aree che si dà per scontato.

Inoltre – afferma il Comitato – l’inserimento nel progetto delle prescrizioni comunali ritoccate costituirebbe una modifica progettuale strutturale che andrebbe anch’essa sottoposta alla Valutazione di Impatto Ambientale e alle osservazioni dei cittadini. Invece il Comune e l’assessore Facchin si spingono a negare questa necessità. Sono questioni su cui daremo battaglia perché le modifiche hanno grande rilevanza sull’impatto ambientale dell’opera. Basti pensare, ad esempio, che il prolungamento verso nord della galleria artificiale previsto sotto il cavalcavia dei caduti di Nassirya aumenterebbe molto i volumi di materiali inquinati da movimentare. Così come l’allargamento del tracciato sotto la Marzola (impropriamente denominato “cameroni”) ha delle evidenti implicazioni idrogeologiche, sia in termini di risorse idriche intercettate, sia a livello dell’interferenza con la paleo-frana.

La commissione nella sua valutazione chiede la caratterizzazione e la gestione dei terreni movimentati nei siti drammaticamente inquinati con piombo tetraetile della ex Sloi e Carbochimica. Questo mostra che la commissione non ha creduto alla “furbata” di RFI che continua a negare che le terre sotto la ferrovia esistente siano inquinate e quindi mortalmente pericolose, se movimentate senza le necessarie tecniche e cautele. Una striscia di terra che passa fra due delle aree più inquinate al mondo, come può essere esente da piombo tetraetile solo per il fatto di essere, sulle carte del geometra di RFI, fuori dai confini della Sloi e della Carbochimica? Lo diciamo da mesi, lo ha detto l'APPA di Trento, adesso anche la commissione: quei terreni sono inquinati, pericolosi, vanno trattati con tecnica confinata e il materiale portato in discariche speciali. Aumentano i costi, aumentano i tempi. Ma non basteranno certo delle prescrizioni, sebbene sulla carta vincolanti, a disinnescare la fame di profitto della macchina del TAV, se non si opporrà la popolazione.

La commissione – dicono i No Tav – chiede il completo rifacimento degli studi su rumore e vibrazioni, degli studi su emissioni in atmosfera di sostanze nocive durante la lavorazione, e più congrui controlli delle acque superficiali e sotterranee. Ma fino ad ora che studi ha fatto RFI? Che valore avevano tutte le rassicurazioni che i proponenti, il Sindaco e il Presidente della Provincia di Trento facevano durante il dibattito pubblico? Nessuno!

La commissione non pone in rilievo l'alterazione del cronoprogramma dell'opera. Infatti, i tempi di realizzazione non sono congrui con quelli previsti per le opere inserite nel PNRR, dato che i lavori propedeutici ed anticipati sono inseriti prima dell'appalto dell'opera stessa. Chi realizzerà questi lavori? Questa evidente forzatura dei tempi di realizzazione, che quindi andranno ben oltre il 2026 previsto dal PNRR, non è solo un’ipoteca pesante per una città in cui si prevedono 50 ettari di cantieri, ma maschera il fatto che ad avvenuto sforamento dei tempi a pagare sarà, come sempre in queste grandi opere, la finanza nazionale e locale. Ovvero i soldi sborsati dai lavoratori e sottratti alla sanità, alle scuola, alle pensioni eccetera.

In breve la commissione riconosce che il progetto è carente dal punto di vista ambientale sotto moltissimi profili. E ciononostante non boccia il progetto.

Tutto questo mentre la società TIM srl, proprietaria dei terreni ex SLOI e Carbochimica propone un patto fra enti pubblici, proprietari e RFI per la “messa in sicurezza” dell’area. Si tratta di una bella copertura di cemento per tutta l’estensione delle aree inquinate, sopra le quali finalmente realizzare parcheggi, edifici, enormi tettoie fotovoltaiche, persino un palazzo da 15 piani. La bonifica è antieconomica, per i loro profitti, e ci vorrebbe molto tempo, mentre i soldi li vogliono tutti, maledetti e subito.

TIM dice che ha informato di questa proposta, pericolosissima per la salute di tutti noi, Provincia e Comune. I quali, guarda caso, per un verso tacciono, per altro verso si danno da fare… Così la recentissima legge provinciale n. 4/2022 indica proprio le aree Sloi e Carbochimica come possibili luoghi dove ospitare impianti e centrali fotovoltaiche, come nel progetto di TIM. E non è un caso neppure che nelle ultime settimane il sindaco, nelle sue dichiarazioni, usi i termini “bonifica” e “messa in sicurezza” come sinonimi, laddove solo la prima prevede il disinquinamento. Siamo al palese e ignobile tentativo di coprire sotto una colata di cemento non solo i veleni, ma anche la verità e la tragica storia di quei luoghi.

Ancora una volta la salute nostra e dell’ambiente in cui viviamo viene messa a rischio in nome del profitto!

Ancora una volta solo uno scatto di dignità e di coraggio dei trentini può impedire un disastro che è già annunciato. La storia della SLOI ci insegna che fu la rabbia degli abitanti a costringere il sindaco a chiudere la fabbrica dopo la scampata esplosione del 1978.

Lo stesso sforzo collettivo – dice il comunicato – serve oggi per la tutela delle acque della Marzola, della terra di Mattarello, della case di San Martino, del versante franoso della Collina Est, oltre che della salute di tutti e tutte noi.

Per questo vi invitiamo tutte e tutti il 25 e 26 giugno a due giornate di assemblee discussioni e festa al terreno di Acquaviva Resistente, a Mattarello, per costruire insieme un’opposizione efficace».

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