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Capannoni al posto dei vigneti, ok della Provincia, ma in Comune è sbarramento contro l’affare Mak a Spini

Palazzo Thun avrà l’ultima parola, braccio di ferro sui terreni a sud del carcere, tre interrogazioni: «Abbiamo già perso 25 ettari agricoli per fare l’Arena del concerto di Vasco»

IMMOBILIARE L'affare da 10 milioni di euro

di Domenico Sartori

TRENTO. Vale proprio la pena sacrificare oltre 5 ettari a vigneto per tirare su nuovi capannoni industriali? E come intende procedere il Comune di Trento, di fronte al "sacrificio" autorizzato dalla giunta provinciale? Non è passata sotto silenzio la delibera 852 del 13 maggio con cui la giunta Fugatti, su proposta dell'assessore all'ambiente, Mario Tonina, ha sbloccato, togliendo il vincolo edificatorio, 52.690 metri quadri di terreno a Spini oggi coltivati a vigneto, autorizzandone la trasformazione in capannoni industriali. L'Adige ne ha riferito nell'edizione del 17 maggio.

La richiesta è arrivata da Mak Costruzioni srl di Lavis, l'azienda che fa capo ai fratelli Pellegrini che nell'ultimo decennio ha registrato una forte crescita e oggi, in Trentino, è coinvolta, tra gli altri, in importanti progetti pubblico-privati come la realizzazione della nuova officina di Trentino Trasporti a Spini, il nuovo ospedale di Cavalese (per il quale ha presentato una proposta di finanza di progetto) e la riqualificazione delle torri di Madonna Bianca e Villazzano 3.

L'area da sacrificare è prossima alla casa circondariale. Si trova tra via Monaco e via Beccaria, ed è quasi tutta di proprietà di Arcauno srl, società immobiliare posseduta dalla Erre Nove srl di Renzo Rangoni. Mak Costruzioni ha giustificato la richiesta spiegando che sull'intera area, urbanisticamente classificata come "produttiva del settore secondario di livello provinciale", sono arrivate cinque proposte immobiliari e c'è la richiesta di acquisizione da parte di Karl Mayer Rotal srl di Mezzolombardo (produzione di macchine tessili) per un lotto da 21.500 metri quadrati e della Hörmann Italia (portoni) di Assago, con stabilimento a Lavis per un lotto di 31.190 metri quadri.

La precedente giunta provinciale, nel 2015, aveva rifiutato analoga proposta di svincolo di questa area di riserva. Va ricordata la motivazione addotta dall'allora Dipartimento sviluppo economico e lavoro: «Nel caso in esame, tenuto conto delle informazioni acquisite in rapporto alle norme di attuazione del Pup e alla nuova legge urbanistica provinciale che ha tra gli obiettivi principali la riduzione del consumo di suolo, non si ritiene opportuno dare seguito allo svincolo richiesto in quanto la superficie dell'area di progetto ancora fruibile in zona è sufficiente per soddisfare le necessità di entrambe le aziende menzionate nell'istanza». Appunto: ulteriore consumo di suolo, giustificata dallo studio della Provincia con il fatto che a nord di Trento, fino a Roveré della Luna, non vi sono oggi altri aree di grandi dimensioni per le aziende.

Su questo, sul consumo di suolo, si appuntano due interrogazioni appena presentate, una di Lucia Coppola (Europa Verde) alla giunta Fugatti, l'altra, al sindaco Franco Ianeselli, dei consiglieri comunali Walter Lenzi (Pd-Psi), Andreas Fernandez (Verdi-EU) e Nicola Serra (Futura).

I tre consiglieri comunali prendono atto che l'analisi fatta dalla Provincia, per giustificare il cambio di rotta, considera che sono intervenute due variante al Prg del Comune di Trento (2016 e 2019) «che hanno comportato una riduzione delle previsioni urbanistiche riguardo alle aree per impianti produttivi e declassato le zone site ad est di via Alto Adige a nord del bivio per Meano da aree produttive di interesse provinciale e locale ad aree multifunzionali». Ma la stessa analisi, annotano, «non esamina la possibile riconversione di strutture immobiliari - capannoni esistenti».

Da qui la richiesta al sindaco di valutare «se non sia opportuno, nell'espletare la potestà pianificatoria che le norme di attuazione del Pup demandano al Comune, riutilizzare i capannoni non sfruttati anziché focalizzarsi sulle aree produttive libere, andando ad intaccare zone coltivate».Lucia Coppola auspica che «l'Amministrazione comunale del capoluogo (che dovrà predisporre un piano attuativo, ndr) intervenga per fermare quest'operazione che - dopo il sacrificio di oltre 25 ettari di campagna per la realizzazione della Trentino Music Arena (con consumo di prezioso suolo agricolo e l'erosione dell'ultimo frammento di campagna che separa Trento da Mattarello) - pare destinata più a soddisfare gli interessi di qualche privato che al raggiungimento di un "rilevante interesse pubblico"».

Tra le altre cose, Coppola vuole sapere «se la Provincia abbia richiesto la predisposizione da parte del proponente di un piano costi/benefici in termini ambientali (consumo di suolo, impatto sulla biodiversità, cementificazione, ecc.) e sociali/economici (creazione di nuovi posti di lavoro, ecc.)». 

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