Eventi / Il caso

Area San Vincenzo, per il concerto di Vasco tanti inerti di riempimento e l’intubazione di due rogge, Manica chiede: "Sicuri che si può?"

Il consigliere PD spulcia gli atti della Conferenza dei Servizi: terreno da elevare di un metro, mancano perizie sul materiale (è smerino della galleria di Someda), e infine manca qualsiasi «titolo edilizio»

di Pietro Gottardi

TRENTO. In attesa - se tutto si sistemerà - che a cantare e suonare il 20 maggio prossimo sia Vasco Rossi, dopo che il presidente della Provincia Fugatti e il dirigente generale De Col in una recente conferenza stampa hanno suonato le loro trombe sullo stato di avanzamento dell'organizzazione dell'evento, tocca ora al consigliere provinciale, Alessio Manica, suonare le sue campane.

Il capogruppo del Pd - fin dall'inizio molto attento agli sviluppi dell'operazione Vasco Rossi - il 4 febbraio ha presentato un'altra interrogazione. A finire sotto la sua lente di ingrandimento, stavolta, sono le fasi di intervento che dovranno portare alla realizzazione dell'arena sui 26 ettari di località San Vincenzo e su ciò che sarà di quell'area (considerati i cambiamenti che già sta subendo) dal giorno successivo al concerto.

Riferendosi alla conferenza stampa citata sopra, Manica rileva come si sia parlato di due fasi di intervento, di cui la prima avrebbe già avuto il parere nella Conferenza dei Servizi del 12 gennaio. «È proprio dal verbale della stessa - scrive il consigliere - che emergono alcuni aspetti che meritano qualche chiarimento». Il primo riguarda la precisazione che «tutto ciò che sarà realizzato per preparare l'area per il concerto dovrà essere provvisorio e reversibile, pena il contrasto con la destinazione urbanistica attuale. Concetto questo ribadito svariate volte sia da parte provinciale che dalla rappresentanza del Comune di Trento intervenuta nella Conferenza dei Servizi».

Il secondo è legato al fatto che «per livellare e preparare l'area - si legge nell'interrogazione - è necessario sia scavare che apportare una notevole quantità di materiale, con un innalzamento finale del piano di campagna di 1 metro; distribuendo il rimanente di quello già depositato in loco, pari a circa 40.000 metri cubi e facendone arrivare da cave idonee altri 75.000 metri cubi (dati della relazione tecnico illustrativa).

A tal proposito, sulle conseguenti variazioni altimetriche del piano di campagna, il servizio Urbanistica del Comune di Trento ribadisce che «ancora una volta la compatibilità delle opere è legata esclusivamente alla loro provvisorietà» .

La logica conseguenza è che se non lo sono, violano le norme. Sorge spontaneo interrogarsi su quale sia la provvisorietà dello spargimento di oltre 100.000 metri cubi di materiale che unito allo scotico previsto cambierà definitivamente la natura dell'intera area».

Il terzo chiarimento chiesto da Manica trae spunto dal fatto che il materiale usato non sarà terra vegetale ma smarino dello scavo della galleria "Someda" di Moena portato lì nel 2008, «ovvero i cumuli già presenti, e prodotti di cava, ottimi certamente per fare i percorsi ed il fondo drenante per il concerto, difficilmente compatibili con usi altri che si volessero ipotizzare (parco agricolo, orti, biologo, ...) e perché no anche un ritorno alla coltivazione».

Quarto aspetto che emerge dagli elaborati è la previsione di coprire le due Fosse di bonifica denominate Catena e del Palù. «Dalla lettura della relazione idraulica e idrogeologica unitamente al verbale della Conferenza dei Servizi - sottolinea il capogruppo del Pd - saltano all'occhio alcuni aspetti: l'autorizzazione alla loro copertura avviene in deroga rispetto alle norme del Piano di Gestione ed Utilizzo della Acque pubbliche in ragione "dell'interesse pubblico e della non delocalizzabilità».

Quindi mancando il progetto definitivo della sistemazione dell'area che necessita di un progetto da sottoporre al consiglio Comunale ed una modifica del PRG, di fatto il concerto di Vasco assurge ad interesse pubblico e giustifica la deroga al PGUAP.

Giova sottolineare che anche questo intervento dovrebbe rientrare nel concetto di provvisorietà e rispristinabilità, pena il contrasto con il PRG comunale. «Ma come possono essere provvisori interventi che prevedono la posa di tubazioni drenanti, materiale e la copertura delle fosse di bonifica?», si chiede Manica.

Infine ma non ultimo, il consigliere torna a concentrare la sua attenzione sul materiale proveniente dalla galleria, portando alla luce due questioni. «La prima riguarda una forma di inquinamento da fosfati, rilevata già al tempo del deposito e giudicata dai tecnici non problematica. Non si trovano però allegate le caratterizzazioni e le perizie che avrebbero sancito tale compatibilità con il collocamento nell'area di San Vincenzo.

La seconda questione è che la responsabile del Servizio edilizia del Comune di Trento evidenzia come «non risultano depositati titoli edilizi che legittimino la presenza del deposito di materiale sull'area oggetto d'intervento». Aggiungendo che dagli elaborati non se ne evincono né la quantificazione, né l'ingombro, né cosa si intenda per ricollocazione dello stesso nel "perimetro stabilito".

«Ma se non vi sono titoli che ne giustificano la presenza, come si è potuto movimentarlo? E se non v'erano titoli quel materiale non era a tutti gli effetti rifiuto ai sensi delle norme ambientali su terre e rocce da scavo?».

Dopo squilli di trombe e rintocchi di campane, ora si attendono risposte.

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