Trento / Il decreto

Castagne e vin brulè, sospeso il divieto: i titolari di due casette fanno ricorso al Tar e vincono

L'ordinanza impugnata ha finito col discriminare i venditori di caldarroste a cui è stata vietata la vendita di brulè, consentita invece ai bar che si affacciano sulle stesse strade del centro

TRENTO. Insieme alle caldarroste torna il vin brulè. È stato il Tar, con un decreto firmato dal presidente Fulvio Rocco, a restituire a chi passeggia in città la possibilità di sgranocchiare castagne arrosto e sorseggiare vino caldo per mitigare gli effetti del freddo.

Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto la richiesta di misura cautelare presentata dagli avvocati Nicola Degaudenz e Piero Costantini per conto della società «Il Mercatino» che ha in concessione due casette, in via Calepina e in via Oss Mazzurana. I ricorrenti chiedono l'annullamento dell'ordinanza del Comune di Trento, emessa il 3 dicembre scorso, con cui si vietava alla società «Il Mercatino» di vendere cibi e bevande con la sola eccezione delle caldarroste. Da anni i titolari della società propongono castagne e brulè in occasione dei mercatini di Natale.

Anche quest'anno avevano ottenuto in concessione dal Comune due "posteggi stagionali" dove vendere caldarroste. Quest'anno è stata loro interdetta la possibilità di offrire l'altra metà della tradizione, il vin brulè.

Il divieto, ora "congelato" in vista della trattazione di merito, rientrava tra le misure adottate per limitare il rischio di assembramenti salvaguardando i mercatini di Natale dal ritorno dell'epidemia di Covid 19. Ma l'ordinanza impugnata ha finito col discriminare i venditori di caldarroste a cui è stata vietata la vendita di brulè, consentita invece ai bar che si affacciano sulle stesse strade del centro. 

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