Commercio / La svolta

Trento, fuori dai bar spuntano "funghi" e serre di nylon, ma ora serve una regolamentazione

Con il Covid, sempre più clienti preferiscono stare all’aperto, ma con l’inverno i gestori si adeguano: il 15 dicembre un incontro con la Sovrintendenza per il problema tutela

di Chiara Zomer

TRENTO. Quelli più alla buona, che non vogliono rischiare l'investimento prima di avere certezze, si sono limitati a far spuntare funghi riscaldanti tra i tavolini, i più ottimisti hanno già installato pali in metallo e teli trasparenti, tirati al punto da sembrare pareti di vetro. In mezzo ci sono soluzioni diverse, con le coperte sulle sedie o le lampade riscaldanti che pendono dagli ombrelloni: i locali cittadini si stanno inventando i plateatici per la brutta stagione.

E mentre i singoli operatori procedono un po' in ordine sparso, la categoria cerca la quadratura del cerchio con l'amministrazione comunale: «Stiamo ragionando, la buona volontà c'è. L'obiettivo è quello di avere alla fine un regolamento sui plateatici» spiega Francesco Antonioli, presidente dei Ristoratori di Trento. Mentre l'assessore alle attività economiche Roberto Stanchina non ha dubbi: «È cambiato il nostro modo di vivere, dopo il Covid. Si tratta di trovare le soluzioni adatte, ma io credo che si potrà trovare una mediazione».

Si comincerà il 15 dicembre con una riunione con la Soprintendenza dei beni culturali.

È l'unica cosa decente che ha portato il Covid: ci ha mostrato che il fuori è bello quanto il dentro e che gli spazi si potevano usare in modo diverso da quanto eravamo abituati. Quest'estate la città era più bella. Gonfia di tavolini. È piaciuto agli avventori, che hanno mostrato di accogliere la novità con un certo entusiasmo. È servito a molti operatori per far quadrare i bilanci dopo un anno di pandemia, soprattutto quando gli spazi interni erano risicati.

Bello tutto, ma Trento non è ai Caraibi. E il problema inverno si è posto da qualche settimana, però i clienti si sono già affezionati alle nuove abitudini: ormai il caffè si beve al bancone, l'aperitivo, sempre più spesso, fuori. Anche se è freddo. Ognuno per i motivi suoi: per via del green pass, perché fuma, o solo perché è più bello.

«Dopo l'ampliamento dei plateatici quest'estate, ora dobbiamo capire cosa fare per l'inverno - spiega l'assessore Stanchina - siamo agevolati dal fatto che le stesse aziende che prima proponevano solo ombrelloni, ora hanno strutture non fissate al terreno, quindi amovibili, a cui si possono attaccare teli che permettono di chiudere tutto. Di fatto sono ombrelloni con quattro portanti, anziché uno».

Il problema è che da una parte ci sono le esigenze degli operatori - e dei relativi clienti, a dirla tutta - e dall'altra le regole di un Paese che vive di centri storici da tutelare. Quindi con regole che limitano fortemente la possibilità di allestire strutture esterne. Anche se non sono strutture fisse (per cui serve la concessione di 6 più 6 anni), rimangono vincoli da superare.

Per ora, chi ha allestito queste nuove strutture amovibili lo ha fatto ancorato alla legge 3, che prevede deroghe per la pandemia fino al 31 dicembre (con probabile proroga). Ma è evidente che serve una soluzione a lungo termine: «Come categoria noi abbiamo chiesto di poter installare plateatici invernali - spiega il presidente Antonioli - per le nostre aziende è fondamentale, ma serve anche un po' di certezza. Perché queste strutture hanno costi ingenti, serve sapere che ci sarà la ragionevole certezza di poterle usare per qualche anno, altrimenti non si ammortizza l'investimento, Per questo stiamo lavorando per avere un regolamento che tuteli tutti. Dal Comune vediamo grande collaborazione, ora speriamo che i tecnici possano trovare un punto di mediazione. In fondo anche in piazza Bra a Verona ci sono splendidi monumenti, ma ci sono anche i plateatici che convivono. È un tema importante per noi, ma credo anche per la città, più bella con i tavolini fuori. E anche più sicura».

«Due sono i filoni, salvaguardare dal punto di vista architettonico il centro storico e venire incontro al nuovo modo di vivere la socialità - conclude Stanchina - In fondo nessuno pensa di rovinare la città, si tratta di trovare un punto di mediazione, con la consapevolezza che si parla di concessioni a tempo determinato, nella bella stagione la struttura sarà aperta o sarà sostituita con l'ombrellone. Ma credo che troveremo l'intesa, per quel che potrebbe diventare un'eccellenza dell'accoglienza invernale».

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