Salute / Il caso

Un paziente ha portato il contagio in ambulatorio, positivi cinque medici (vaccinati), l’infermiera e la segretaria, 11 mila assistiti in difficoltà

Nel quartiere di San Martino a Trento un vero focolaio, l'Azienda Sanitaria mette a disposizione due dottori e la Guardia Medica per gestire l’attività dell’ambulatorio, che è stato riaperto al pubblico

TRENTO. E’ stata probabilmente la visita di un paziente a infettare cinque medici, una infermiera e una segretaria dell’ambulatorio dei medici di base del quartiere San Martino di Trento, ma sarà difficile risalire a chi è stato, visto l’intenso via-vai dei giorni scorsi. Uno dei medici è ricoverato in ospedale, gli altri hanno sintomi lievi, e la task force dell’Azienda Sanitaria sta seguendo il caso.

Un vero e proprio piccolo focolaio. Le positività al Covid sono stata comunicate nella giornata di lunedì dopo che nel fine settimana erano emersi i primi sintomi in alcuni dei contagiati, mentre altri sono asintomatici.

Il medico ricoverato in ospedale è stazionario, mentre l'ambulatorio è stato chiuso un giorno «per malattia medici» come riportato a chiare lettere sull'avviso affisso all'ingresso.

Sono circa 11.000 gli assistiti che ora potrebbero trovarsi in difficoltà vista la situazione dei propri medici di base. L'Azienda sanitaria si sta organizzando per supportare i tre medici risultati negativi e che saranno regolarmente in servizio, anche se in via precauzionale - dopo che tutti i locali sono già stati igienizzati rigorosamente - potranno ricevere assistiti soltanto in casi di massima urgenza o per il ritiro di ricette mediche. Oggi in ambulatorio sono arrivati due dottori «di rinforzo» con il supporto anche della Guardia Medica.

Quattro medici attualmente in isolamento presso le loro abitazioni, forniranno agli assistiti assistenza telefonica e forniranno ricette in via telematica.

Il caso del quartiere di San Martino ha fatto emergere, secondo il segretario generale della Cisl medici Nicola Paoli «l'urgenza di procedere con la massima rapidità alla somministrazione della terza dose a tutti i medici di medicina generale, dato che il caso in questione dimostra come i professionisti con la copertura più debole siano esposti a rischi personalmente e potrebbero rappresentare un pericolo anche per i loro assistiti, nonostante l'impiego scrupoloso dei dispositivi di protezione individuale».

I cinque medici erano coperti da ciclo vaccinale completo, ma non dalla terza dose che invece avevano già ricevuto i tre colleghi risultati negativi al contagio.

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